Ligabue in concerto a Milano, live report da San Siro

Ligabue

 

Dieci volte San Siro. Dieci volte Liga. Lo spettacolo rock andato in scena ieri sera al Meazza di Milano supera, per intensità e bellezza, tutti gli altri concerti che Ligabue ha tenuto in questo stadio. La prima tappa meneghina del suo Mondovisione Tour è un tornado di emozioni e di energia, che spazza via, per due ore e mezza, tristezza, noia e malinconia. Davanti a 65mila persone, Luciano si scatena imbracciando la sua chitarra elettrica e cantando i brani che, in 25 anni di carriera, lo hanno incoronato re del rock in Italia. La musica è la vera protagonista della serata, con le storie di vita, gli amori, i dubbi esistenziali ma anche la rabbia e il dolore che, da sempre, caratterizzano le canzoni del Liga. Un palco a 180 gradi e una sequenza di immagini su uno schermo di oltre 500 metri quadrati, tra giochi di luci e di colori di forte impatto visivo, completano l’opera d’arte, valorizzando ancor più le parole pronunciate dal rocker emiliano.

“Il Muro del Suono” è il pezzo che inaugura il concerto. Ligabue si mostra, fin dalle prime note, in splendida forma, attento al suo pubblico caloroso e scatenato come mai in passato. Una gioia vedere come la musica riesca ad avvicinare le persone e a sprigionare emozioni diverse nello stesso tempo e con così tanta potenza. Dopo “Il volume delle tue bugie”, è la volta de “I Ragazzi sono in giro”, vecchio successo degli anni Novanta.

Momento di riflessione e di poesia con “Ho messo via” e “Ciò che rimane di noi”, due brani scritti in momenti diversi della vita e della carriera di Ligabue, ma ugualmente significativi e profondi, capaci di scavare nell’anima di ciascuno di noi. Il concerto decolla con “Le donne lo sanno”, cantata a squarciagola dal popolo di fedelissimi di Luciano, subito dopo è la volta di “Nati per vivere”, in una versione live speciale. Da brividi “Un giorno di dolore”, ipnotica “Siamo chi siamo”. La grande festa di San Siro impressiona anche il padrone di casa, commosso per l’affetto e la partecipazione da record del pubblico. Liga percorre più volte la lunga passerella posta al centro del prato, come se stesse camminando su un mare di gente, fluttuando tra migliaia di teste e di braccia protese verso l’eroe delle sette note.

Tutti in piedi a saltare con “Balliamo sul mondo”, primo vero successo di Ligabue. Uno stadio pronto ad esplodere, adrenalina all’ennesima potenza. Una bomba di energia che, poco dopo, viene disinnescata dalla dolcezza e dalla poesia di “Per sempre”, capolavoro dedicato ai genitori del cantante, accompagnato dalle foto in bianco e nero della sua famiglia.

Il delirio torna con “L’odore del sesso” e “Urlando”, due canzoni capaci di catturare decine di migliaia di fan e di farli cantare in perfetta sintonia tra loro. Ancora emozioni con il live acustico de “La neve se ne frega”, che Liga canta in passerella accompagnato solo dalla sua chitarra. Successivamente tocca allo “Scuc”. Di cosa si tratta? «Sindacato cantanti ultra cinquantenni», spiega ironicamente Luciano. «Mi ha detto che posso prendermi una pausa, quindi ora dovete cantare voi». E così è: il pubblico si prende lo stadio e canta in coro tre brani a sorpresa,“Niente paura”, “Viva” e “Marlon Brando”, accompagnato dalla band.

Soddisfatto e felice, Luciano prosegue la serata proponendo la meravigliosa “Tu sei lei”, tratta dal suo ultimo album “Mondovisione”. Ennesimo salto nel passato con “A che ora è la fine del mondo?” e “Piccola stella senza cielo”, due brani simbolo del repertorio di Ligabue. Tra rabbia e protesta, il rocker intona anche “Il sale della terra”, canzone che punta il dito contro la classe politica italiana, colpevole di sprecare denaro e di mal governare. Finale tutto all’insegna dei ricordi con “Il meglio deve ancora venire”, “Tra palco e realtà” e la tanto attesa “Certe notti”, pilastro della vita artistica del cantante di Correggio. Spezzoni di video e mosaici di foto scorrono alle sue spalle, mostrando, in chiusura, un Liga in diverse fasi della carriera, sempre al massimo, sempre costellata di soddisfazioni, sorrisi ed energia positiva. Sempre portata avanti “con la scusa del rock ‘n roll”.

Silvia Marchetti

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