In occasione dell’uscita in sala di Perez., vi proponiamo il nostro incontro con il protagonista del film Luca Zingaretti alla Mostra del Cinema di Venezia, dove il film è stato presentato in anteprima. Solare e spontaneo l’attore, divenuto popolare grazie al ruolo de Il Commissario Montalbano, ha voluto precisare quanto reputi Perez. un progetto importante per la sua carriera e un prodotto cinematografico di valore. Perez. è diretto dal regista partenopeo Edoardo De Angelis e vede anche protagonista Marco D’Amore, giovane attore sulla cresta dell’onda dopo il clamoroso successo di Gomorra la serie, dove interpreta il camorrista Ciro Di Marzio.
A Venezia Perez è stato l’ultimo dei film italiani presentati e uno dei più applauditi.
Sì, avvertivamo una forte responsabilità considerata l’annata straordinaria per il cinema italiano. La kermesse ha rappresentato un cinema italiano vivo nonostante la difficoltà sempre più grande di fare film in questo Paese. Ma soprattutto sono contento di aver presentato a Venezia un film come questo che per me è stata un’esperienza umana e professionale molto importante. Ringrazio veramente tutti i miei colleghi.
Che ruolo ha la città di Napoli in Perez.?
Credo che questo sia un film che si potesse girare solo a Napoli perché in nessun’altra città avremmo trovato eguale entusiasmo, passione e impegno profusi da tutta la troupe. Ci sono ancora molti lati di quella città da raccontare che vanno oltre i cliché che conosciamo a memoria. Non è un caso che i prodotti artistici più importanti degli ultimi anni provengano da una terra così ricca, viva e piena di energia.
Che tipo di rapporto ha instaurato con il regista?
Come ha scritto la stampa tutti gli attori sono a loro agio e al meglio delle loro possibilità. Credo che il merito sia una sceneggiatura ben scritta e di un’ottima regia. Considero questo ruolo offertomi da Edoardo (De Angelis, il regista, ndr) un grandissimo regalo, arrivato nel momento della mia carriera in cui ne avevo più bisogno. Volevo confrontarmi con un personaggio talmente complesso, difficile e pieno di chiaroscuri da non riuscirlo a capire fino in fondo. Avevo ancora più voglia di confrontarmi con un regista come Edoardo, con la sua visionarietà e il suo senso del racconto. E’ difficile trovare registi che conoscano così bene l’animale attore che sappia di cosa ha bisogno e motivare continuamente le proprie scelte e le incongruenze del personaggio.
Lei come si è rapportato con il ruolo dell’avvocato Perez?
Mi sono messo completamente a nudo e mi sono spogliato di tutto ciò che nel corso degli anni avevo accumulato, come è normale fare sia in senso negativo che positivo. Mi sono messo in gioco e sono andato incontro al personaggio con la stessa trepidazione di uno scolaretto appena uscito d’accademia. Girare il film senza sapere bene dove andare a parare è stato molto stimolante. Le riprese in sequenza mi ha permesso pian piano di scoprire il personaggio.
Qual è la scena che l’ha messa più in difficoltà?
Sicuramente quella con il toro. Devo dire che quella scena ha rischiato di mandare all’aria tutti i buoni propositi di cui parlavo prima. Mi sono affidato alla gentilezza e al coraggio di Giampaolo Fabrizio (che in Perez. interpreta Merolla) che ha affrontato il toro al posto mio. Mentre lui mi dava indicazioni io ero già fuggito. Alla fine la fortuna è venuta in nostro soccorso e il toro ha avuto pietà di noi (ride, ndr).
Ha detto che questo era il ruolo che voleva, sta per scrivere il suo primo film da regista. Che momento è questo per la sua carriera?
Adesso felicissimo. Capita a tutti dopo tanti anni di lavoro di non avere tempo di riflettere sulle proprie scelte. A un certo punto della mia carriera mi sono trovato a galleggiare e a chiedermi se quello che facevo mi appagava davvero. L’entusiasmo diminuiva e ho sentito l’esigenza di diventare il protagonista della mia creatività. In più avevo voglia di confrontarmi con un regista che potesse insegnarmi qualcosa.
Troppe puntate di Montalbano o troppe repliche?
Voglio precisare che le mie dichiarazioni non hanno niente a che vedere con Montalbano perché sono 14 anni che lo interpreto. So che sembrano di più ma ho girato solamente 2 puntate ogni 2 anni per il resto ho fatto solo e soltanto altre cose. In tutto saranno 22 prime serate, più o meno. Se la Rai ritiene di mandarlo continuamente in onda per salvare la stagione io non ho potere di controllo.
Rosa Maiuccaro