Di fronte alla morte resto sempre senza parole, anche se fa parte della vita. E’ un fenomeno inevitabile, da accettare nonostante la sua crudeltà e il dolore che si trascina. Ne sono consapevole. Quando oggi è arrivata la notizia della scomparsa di Mango, ho fissato a lungo le schermo del computer, alla ricerca di maggiori dettagli, forse con la speranza che fosse l’ennesima bufala lanciata dai perfidi del web. Purtroppo non si trattava di uno scherzo: il cantautore è deceduto a causa di un infarto improvviso che lo ha colto durante un concerto. Mango è morto mentre cantava, seduto al piano, felice di intonare ancora una volta la sua “Oro”, coccolato dall’abbraccio del pubblico e della sua terra, la Basilicata, che gli ha dato i natali esattamente 60 anni fa.
Mango era, anzi, è un artista che mi ha sempre incuriosito e affascinato per la sua straordinaria capacità di dipingere quadri musicali con i colori dell’armonia e della bellezza, ma anche per il suo essere allergico alle mode del momento e ai compromessi che tanto hanno sedotto suoi illustri colleghi. Con “Mediterraneo” e “La rondine”, giusto per citare alcuni dei suoi tanti capolavori, ha dimostrato di essere un professionista del bel canto, raffinato come pochi, dotato di grande sensibilità e di onestà intellettuale. Ora sembra facile parlarne bene, descriverlo come una specie di eroe delle sette note, magari alternando lacrime di coccodrillo a colate di parole mielose per colpire qualche lettore in più.
Si è letto di tutto oggi sul web, se ne sono viste di cotte e di crude in televisione. Il fondo lo abbiamo toccato con la pubblicazione del video del malore che ha colto Mango il 7 dicembre. Immagini di cui potevamo fare a meno, almeno per il rispetto che tutti dobbiamo nei confronti dell’artista scomparso e della sua famiglia. Mi rivolgo alla categoria a cui appartengo, ai giornalisti che spesso vantano anni, se non decenni, di esperienza e di grandi imprese cronistiche, i quali oggi hanno deciso di riprodurre gli ultimi secondi di vita di Mango, tra sofferenza e commozione: perché arrivare a tanto? E’ davvero così importante per voi guadagnare un clic in più pur sapendo di averlo ottenuto con un gesto meschino?
Predica finita. Lavare via l’ennesima macchia di sporcizia giornalistica è ormai impossibile. Restano fortunatamente i ricordi degli amici (veri, non quelli dell’ultima ora) e di tanti cantanti e musicisti che hanno voluto riempire le proprie pagine Facebook e Twitter di frasi ricche di affetto e di rispetto (finalmente).
Restano, anche e soprattutto, decine e decine di canzoni scritte e interpretate da Mango, di successi e di collaborazioni che hanno fatto la storia della musica italiana. Un piccolo, grande tesoro da consegnare immediatamente all’eternità.
Caro Giuseppe, anzi, “Pino” Mango: io non ho avuto la fortuna di intervistarti, né di incontrarti. Non ho fatto in tempo, purtroppo. E questo mi ferisce ancor più dei video e dei colleghi vampiri succhiasangue. Sai che faccio? Stasera rimedio con cuffie e premo il tasto play, per farmi travolgere dalla magia della tua voce e dall’amore che mettevi in ogni tuo pezzo. Immaginerò così il nostro primo incontro. E ce la rideremo, alla faccia loro e della morte resa spettacolo.
Silvia Marchetti