Marco Pannella – il leader del Partito dei Radicali – è morto a ottantasei anni dopo aver lottato contro due tumori. Ed è proprio la lotta a fare da filo conduttore a una vita vissuta per la Politica. Le sue battaglie per i diritti civili, portate avanti spesso con scioperi della fame e della sete, sono passate agli annali; per Marco Pannella sembrava che non contassero i voti. In realtà quest’uomo, nato a Teramo nel 1930, sarebbe potuto scendere a compromessi ma non l’ha fatto perché la politica, quella con la P maiuscola, era una missione che per lui faceva rima con passione. Nel libro di Valter Vecello che, s’intitola semplicemente Marco Pannella. Biografia di un irregolare (Rubettino), si leggono aneddoti di vita e storie che colpiscono chi legge. Pannella non era perfetto, di conseguenza pensare che lo fosse solo perché adesso è deceduto, è da ipocriti, tuttavia egli ha segnato un’epoca e la sua coerenza dovrebbe essere da esempio per tutti.
Non amava definirsi un leader, né un deputato, né tanto meno un politico. Marco Pannella al contrario diceva di sé di avere come unico obiettivo la lotta per quel che doveva e per quel che credeva, e in tal senso sperava che gli italiani glielo riconoscessero. Diceva di credere nella Costituzione, che per lui era categorica nel fissare diritti e libertà, ma riteneva che la Politica l’avesse tradita e negata. Laureato in Legge, considerava il diritto una norma e non un’eccezione. Amato dai carcerati – ricorda Valter Vecello nel libro – forse più di Monica Bellucci, Pannella era l’emblema dell’anticonformismo e della disubbidienza. Indro Montanelli disse che «profumava di bucato pulito» e anche Jean Paul Sartre fu affascinato dal pensiero di Pannella. Una volta disse: «Mamma dovette sforzarsi per farmi nascere il 2 maggio, anziché il giorno della festa dei lavoratori in pieno fascismo». La madre era originaria di Lucerna, nelle vene paterne invece scorreva il sangue abruzzese. Si accostò alla Politica trasversalmente grazie al suo insegnante di musica e molto più avanti raccolse, con alcuni giovani del tempo, l’eredità del vecchio Partito Radicale nato nel 1956 e scioltosi nel 1962 in seguito all’esito disastroso delle elezioni. Per qualcuno non si trattava nemmeno di un partito ma di un movimento anticlericale, antimilitare, che si batté anche per i diritti dei Paesi dell’Est e che vinse le guerre più accese, quelle per il divorzio e per l’aborto, di cui Pannella fu il massimo artefice.
Marco Pannella in realtà è stato un personaggio per certi versi scomodo. Criticato e classificato come una sorta di padre padrone dei Radicali, fu invece apprezzato e amato da intellettuali che usavano la penna come gli antichi alchimisti, per separare lo spesso dal sottile, cioè per arrivare al cuore degli eventi. Mi riferisco innanzitutto a Leonardo Sciascia e Pier Paolo Pasolini. Con la sua personalità eccentrica, nel corso degli anni ha guardato anche oltre i confini nazionali, facendosi promotore dei liberi costumi in fatto di sessualità e della lotta alla fame nel mondo. La sua vita resterà impressa nella Storia della Politica Italiana e non solo.