Uscito lo scorso dicembre, l’album di Marco Zurzolo “Chiamate Napoli… 081″ è un appassionato atto d’amore di un uomo e di un musicista per la propria città. Un amore consapevole però, non idealizzato e letterario, affatto cieco ai difetti dell’amato, ma che finisce per considerarli parte della sua assoluta unicità. Come si intuisce dal titolo, che riprende una famosa canzone di Mario Merola che parla dei dolori di un emigrante, il disco di Zurzolo è fatto di sensazioni e di racconti. Sono istantanee, musicali ma non per questo meno evocative e precise, della vita di Napoli, fotografata con occhio impietoso e affettuoso al tempo stesso. Una città ricca di contrasti e piena di fermento, che Zurzolo certo ben conosce essendo stato uno degli artefici di quello che è stato definito il “rinascimento della musica napoletana”. In questo disco la forza evocativa del jazz concorre a definire un discorso coerente, in cui si alternano atmosfere molto diverse tra loro. Il quartetto di Zurzolo, Francesco Villani al pianoforte, Diego Imparato al contrabbasso e Gianluca Brugnano alla batteria, coadiuvato in alcuni brani da alcune special guest (Francesca Zurzolo, Ciccio Merolla, Stefano Iorio e Leonardo Massa), è elemento centrale e necessario in un progetto come questo che cerca di dare voce (o meglio: “suono”) alle tante sfaccettature di una metropoli. L’armonia tra gli strumenti (e la post produzione elettronica a firma di Piero De Asmundis) è infatti necessaria per dare unicità a questa visione artistica, e riesce con tocco raffinato a completare la tracklist di dieci pezzi dandole un aspetto privo di contraddizioni anche se, appunto, le ispirazioni che hanno originato i diversi brani sono tutte completamente diverse.
Si va dalle atmosfere ovattate di Respiro forzato e Orme di mandorle al ritmo sensuale, quasi un tango, di A Bruno, per arrivare a quelli che finiscono per sembrare quasi racconti cinematografici in musica. Del resto, in vent’anni di carriera (tanti ne sono passati dalla pubblicazione di Lido Aurora, il suo primo disco a cui ne sono seguiti circa una decina) Zurzolo ha potuto muoversi e sperimentare con grande successo anche in ambienti diversi e lontani dal jazz. Basti pensare ai riconoscimenti ottenuti in lavori per il teatro o come autore di colonne sonore, esperienze che in qualche modo riecheggiano in Trustin me, in cui il violoncello di Massa completa la lineup musicale degli strumenti in un brano che sembra essere una colonna sonora a tutti gli effetti. Ma del resto è solo testimoniando se stesso, attraverso le proprie esperienze, che inevitabilmente Marco Zurzolo può effettivamente raccontare il suo mondo, la sua città, per l’appunto. In questo progetto dedicato a Napoli trova però spazio anche una curiosa rilettura di un brano di Gustav Mahler, I often think they have merely go, arrangiato da Gabriella Grossi (che vi suona il sax baritono), con la voce di Francesca Zurzolo. Sax e voce condividono la medesima linea melodica ed il risultato, incantevole, ha la capacità di creare uno spazio mentale diverso, pur finendo comunque per appartenere, più per questioni estetiche forse che di ispirazione iniziale, al coeso progetto alla base di Chiamate Napoli…081.
Diversi, ma altrettanto suggestivi sono il dialogo a “botta e risposta” tra sax e pianoforte in Terra infuocata e il battito pulsante del cuore da cui prende il via Pelle Arsa. Ma è Napoli centrale, probabilmente, il vero manifesto del disco. In questo brano si colgono molte e diverse sfumature. Ti trascina, volente e nolete con sé modificandosi continuamente. Alternando momenti musicali melodici ad altri più duri. Il tema musicale si ripresenta e varia in continuazione così da essere riconoscibile ma mai uguale a se stesso, assumendo ogni volta un senso diverso. L’assolo del pianoforte, poi quello del sax, la partitura ricca di gravi e di acuti, strazianti, acidi estremi che finiscono per confluire in una chiusura corale sono una storia compiuta di vera bellezza. Marco Zurzolo, con questo Chiamate Napoli… 081 non invita semplicemente ad apprezzare il jazz partenopeo. In qualche modo lo rende inevitabile, avendogli regalato tutto il fascino pieno di contrasti di una città che vive e vibra. Ed è, in un modo assolutamente inimitabile, unica. Marco Zurzolo parteciperà al Pomigliano Jazz Festival venerdì 16 settembre, con un concerto ad ingresso gratuito presso il Palazzo Mediceo di Ottaviano, con inizio alle ore 20.