Che i risultati delle consultazioni elettorali amministrative non concidessero con quelli delle Politiche di febbraio era cosa da aspettarsi, così come è storicamente successo, ma che il dato elettorale in percentuali di consensi fosse completamente stravolto, questo nessuno poteva immaginarlo. A febbraio le urne avevano dato un vantaggio, seppur con una manciata di voti, al Pd che ha conquistato, dopo una serie di lunghe peripezie, il Governo del Paese, incalzato dal partito di Silvio Berlusconi e dal Movimento 5 Stelle che è andato a occupare una grande fetta degli scranni di Montecitorio; ma il risultato di quest’ultima tornata elettorale sconvolge completamente equilibri politici e partitici.
In tutta Italia, dal Nord al Sud, i candidati del Partito Democratico o di liste di centro sinistra, hanno sbancato: per ricordarne qualcuno, l’eclatante vittoria di Ignazio Marino a Roma, quella di Enzo Bianco a Catania e di Emilio Del Bono a Brescia, così come a Siena con Bruno Valentini e ad Avellino con Paolo Foti. La vittoria del centro sinistra è stato un dato incontrovertibile lungo tutto lo stivale, così come lo è stata l’alta percentuale, in aumento, di astensionismo approdata al 52 per cento. Un indicatore dei cittadini/elettori italiani di per sé negativo, ma che in questo momento storico è da non sottovalutare, sul quale anche il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha espresso preoccupazioni. «Un segnale di allarme. Occorre fare tutti una riflessione». Un’analisi ottimistica è stata fatta, invece, sull’esito del voto: che va vista «nel suo complesso; un risultato che rafforza lo schema del Governo di larghe intese» e «mi spinge, ci spinge a lavorare di più». Tenuta stabile del Goveno confermata anche dal massimo traghettatore del Popolo delle Libertà, Silvio Berlusconi, che ha però organizzato con urgenza una riunione, convocando governatori, vicegovernatori, ministri ed esponenti del governo e di partito, per discutere sulle prospettive interne al partito. L’analisi verterà sulla sconfitta umiliante di Alemanno nella Capitale (16 a 0 anche nei municipi di Roma), Treviso, Viterbo, Avellino e Imperia, feudo di Scajola che ha perso con il -76 per cento. Una considerazione particolare, il Cavaliere la farà anche sul dato elettorale di Brescia, dove la candidata a sindaco era l’ex ministro Mariastella Gelmini.
Caduta a picco anche della Lega Nord, soprattutto a Treviso dove, dopo diciannove anni di governo di centro-destra, vince Giovanni Manildo sostenuto dal Pd, Sel e Lista Civica, spodestando il leghista Giancarlo Gentilini meglio conosciuto come il “sindaco-sceriffo”. Crollo in tutta Italia anche del Movimento di Grillo e Casaleggio. Dopo l’espluà delle politiche c’è già chi commenta: «Il Movimento 5 Stelle è come se già non esistesse più. Se imploderà? E’ questione di tempo, non intravedo gli anticorpi per andare avanti». Lo ha detto ai microfoni di Agorà, su Rai Tre, Alessandro Furnari, ex deputato 5 Stelle passato al gruppo misto. In Sicilia in particolare la sconfitta dei grillini nei 142 centri chiamati al rinnovo delle amministrazioni comunali è stata pressoché totale, seppure la loro “notorietà” era esplosa alle scorse regionali.
Un’attenzione particolare va alla vittoria di Ignazio Marino, all’ombra di una lupa capitolina in festa, che ha dato un segnale preciso all’amministrazione uscente di Alemanno. «Mi rendo conto della responsabilità che la città oggi mi consegna, spero che nei prossimi anni Roma possa essere orgogliosa di me». Sono le prime dichiarazioni vestendo la fascia tricolore della Capitale. Emozionato, ringraziando tutta la cittadinanza, ha rivolto una preghiera per un nuovo rapporto di fiducia da istaurare con i cittadini della capitale affinché riacquisti il suo valore di centralità e di onore nel panorama internazionale. «Unire le forze, le intelligenze, la passione, le volontà» perché «ognuno può partecipare alla rinascita di questa città» e «rilanciare quello che fa di Roma una città unica nel pianeta». Già nella giornata, di ieri il sindaco uscente, Gianni Alemanno, quando stava già chiaramente prendendo atto della chiara sconfitta elettorale, ha affermato, accettando la volontà espressa dagli elettori: «Ho telefonato a Marino. Da noi potete aspettarvi la massima lealtà istituzionale», impegnandosi con «un’opposizione seria e non distruttiva», ribadendo di fare «un ordinato passaggio di consegne in Campidoglio, da noi potete aspettarvi la massima collaborazione. Lo faremo avendo davanti a noi un unico interesse e cioè quello della città di Roma colpita dalla crisi economica».
Jenny Capozzi