Michael Jackson e l’album “Xscape”, la recensione

Michael Jackson ai tempi di Bad Michael Jackson se n’è andato il 25 giugno di cinque anni fa ma la sua arte e la sua incredibile voce resteranno per sempre. Sono tanti i successi collezionati dal Re del Pop in 40 anni di musica. Decine di album lasciate in eredità, tra lavori in studio, raccolte e versioni live. Brani che scavalcano il pop per incontrare altri generi, dal rock, al soul, alla dance. L’ultimo progetto discografico legato a Jacko, uscito da qualche giorno, ha però un sapore diverso rispetto ai precedenti. “Xscape” non è una semplice carrellata di canzoni scritte ed interpretate da Micheal durante la sua lunga ed inimitabile carriera solista. E non è nemmeno una furba operazione commerciale post-mortem di qualche astuto produttore o parente del mito della musica mondiale. “Xscape” è il frutto di ricerche nell’archivio dell’artista americano, un percorso che consente di scoprire inediti registrati dal King tra il 1983 e il 1999. Pezzi “scartati” e che non hanno trovato posto in passato, riproposti in una veste nuova grazie al lavoro di alcuni tra i più importanti producers di oggi.

XscapeIl disco, già ai vertici delle classifiche di tutto il mondo, Italia compresa, si compone di otto tracce, tra cui “Love Never Felt So Good”, primo singolo estratto dalla raccolta. Si tratta di un duetto “virtuale” con Justin Timberlake che già ha fatto impazzire i fan dei due artisti. Un pezzo, datato 1983, modernizzato (grazie all’ottimo lavoro di Timbaland), in cui la dance delle origini, quella vera, abbraccia il ritmo funk e r’n’b, creando un’atmosfera sublime.

La “Chicago” che torviamo in “Xscape”, canzone scritta nel 1999 e destinata all’album “Invincibile”, è decisamente più frizzante rispetto alla versione originale, cupa e misteriosa. Anche qui si nota chiaramente la mano di Timbaland e il lavoro compiuto insieme a J-Roc. Dopo questa mid tempo, ecco una ballad intensa e romantica, che profuma di soul, dalla quale emerge la voce ammaliante di Michael. Un tuffo nell’anima di Jackson, un volo per ammirarne le sfumature e i paesaggi più nascosti attraverso una versione aggiornata di un classico senza tempo. Sonorità disco Seventies per “A Place With No Name”, impreziosita da una base elettronica che però non stravolge l’originale studio session del 1998, inizialmente prevista per “Invincibile”. Graffiante ma al contempo commovente, “Slave To The Rhythm”, opera di Babyface del 1991 (fase di lavorazione a “Dangerous”), qui vestita di elementi più accattivanti grazie all’introduzione di synth elettronici e sonorità swing.

Michael-Jackosn-live “Xscape” presenta anche pezzi composti interamente da Michael. E’ il caso di “Do You Know Where Your Children Are”, brano ipnotico nato tra “Bad” e “Dangeorus” che parla di una ragazza di Los Angeles vittima di violenze e abusi da parte del patrigno. Una re-edit della canzone, mai stucchevole né banale, che ha il merito di mantenere lo splendido assolo di chitarra elettrica dell’originale. In chiusura di album troviamo due brani superlativi: la cinematografica “Blue Gangsta”, realizzata nel 1983 da Dr Freeze, qui trasformata in parte da Timbaland con l’aggiunta di archi e di una forte bassline; “Xscape”, la title-tarck, che ricorda (un po’ troppo) “Bad” e “Billie Jean” e, forse, proprio per questo motivo, fu scartata all’epoca da Michael e mai inserita in un album. La versione moderna si avvale di ottimi arrangiamenti e suoni curati nei minimi dettagli, ma pone in secondo piano la vocalità di Jacko. Il testo esprime un disagio provato dall’artista: quello nei confronti dei media, dell’attenzione esagerata e pressante mostrata nei suoi confronti, e la voglia di fuggire da un mondo malato e viziato, in cui non si riconosce, da una realtà che avrebbe voluto diversa. Scappare, lontano, per vedere realizzati i propri sogni.

Silvia Marchetti

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