MORELLI (CONFINDUSTRIA): UN PAESE CHE NON LAVORA MUORE

 «Un Paese che non lavora e non produce è un Paese che muore. La crisi non è solo quella raccontata dai media, quella di Fiat, dell’Alcoa e del Sulcis. A fronte di tante aziende che vanno avanti e creano valore e occupazione, decine di migliaia di altre, e non soltanto piccole, stanno fermando l’attività, disperdendo professionalità e competenze». Ad affermarlo il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, a conclusione del Consiglio Centrale che si è svolto questa mattina a Milano. «Ormai non è sufficiente internazionalizzare, diversificare la produzione, innovare o rinegoziare i finanziamenti con le banche – continua Morelli – perché sempre più aziende non ce la fanno ugualmente. È quindi evidente che ci sono problemi strutturali che attendono soluzione da troppo tempo, perché, da un lato, produrre costa troppo a causa del livello impositivo, del costo dell’energia e di quello indiretto della burocrazia; dall’altro il mercato interno non tiene più perché gli italiani hanno visto ridursi drasticamente il potere di acquisto». Quindi, continuaMorelli, «è necessario abbattere da subito il cuneo contributivo per dare più soldi in busta paga ai lavoratori». «Una misura che, per i neoassunti e per i collaboratori delle start up, costerebbe 800 milioni. Ed è necessario ridurre contemporaneamente la tassazione sul profitto di impresa. Non è più accettabile che ci dicano che mancano le risorse, perché sta solo alla politica scegliere se tornare ad investire nelle ostriche o nel futuro, economico e sociale, dell’Italia. Come giovani e come imprenditori esigiamo che la politica si assuma questa responsabilità», conclude.

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