Mr Cobbler e la bottega magica è un film sui buoni sentimenti, sui valori dimenticati, su quell’insana follia che dopotutto ci rende un po’ artefici del nostro destino. L’artigianato è protagonista indiscusso di questa pellicola, dal retrogusto dolciastro, tra il fantasy e il drammatico con una spiccata comicità che rievoca per certi versi I sogni segreti di Walter Mitty (2013), perché anche qui c’è un uomo che ha messo da parte la creatività per condurre un’esistenza priva di emozioni. Adam Sandler, dopo diverse commedie, alcune demenziali, dà le sembianze a un personaggio diverso, più equilibrato, meno scanzonato, un uomo che deve trovare le risorse dentro di sé per rialzarsi e vivere così un’esistenza piena. Max Simkin è, infatti, un calzolaio che rinnega le proprie radici, tanto da abiurare completamente l’attività di famiglia gestita con poca passione, perché – dice – l’esercizio commerciale non è suo bensì del padre scomparso anni prima e impersonato da un sempre carismatico Dustin Hoffman.
Mr Cobbler e la bottega magica è un film ben calibrato che riflette sulle infinite possibilità della vita ma è anche una pellicola sull’eredità di famiglia e sulle responsabilità individuali in una società sempre più violenta; solo tra le pareti domestiche si creano individui con sani principi, pronti a migliorare l’ambiente in cui vivono e a lasciare ai posteri un patrimonio etico d’inestimabile valore. Le cose si usurano, però la capacità di immedesimarsi nei panni altrui è insita in poche persone e proprio per questo va tramandata. Negli scantinati della bottega di Simkin c’è una vecchia macchina per cucire e, quando la nuova si rompe, il protagonista è costretto a usarla; grande è il suo stupore nell’accorgersi che indossando le scarpe dei suoi clienti assume le sembianze di questi ultimi.
Il personaggio principale esce dalla depressione e comincia a “sperimentare” fino a quando qualcosa d’inaspettato accade. Tra vicende rocambolesche e magiche, Mr Cobbler e la bottega magica possiede l’afflato necessario per essere definito un buon film. Convincente la regia di Thomas McCarthy, ben scritta la sceneggiatura, ottime le interpretazioni dei personaggi minori, forse si sarebbe potuto osare un po’ di più ma nel complesso il lungometraggio è ben strutturato nonostante qualche punto morto. Adam Sandler non è certo l’erede di Robin Williams ma è ugualmente in parte, ci spiazza più volte e ci regala una performance di alto spessore, con la faccia un po’ depressa e quel finto sorriso tra i denti sempre serrati. Da non perdere! Di seguito il trailer e un’immagine.