Arrivano parole di pace e di solidarietà da Sarajevo, dove si è aperto ieri mattina il summit dal titolo “Living Together is the Future. Religioni e Culture in Dialogo”, che è stato organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e che si chiuderà domani, 11 settembre 2012.
Sarajevo (Nella foto)è distesa lungo una stretta vallata, tagliata da un piccolo e rapido fiume. Una città tranquilla, tanto che non sembrerebbe sia stata, all’inizio e alla fine del secolo scorso, l’epicentro di due terribili guerre: una mondiale, una locale. Eppure è successo, come ha sottolineato Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione Internazionale e dell’Integrazione, e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, durante l’incontro “Vivere insieme è il futuro”, appuntamento di dialogo interreligioso che si muove nello spirito di Assisi: «La storia del Novecento è segnata da Sarajevo e qui il termine pace acquista un valore impegnativo. E’ la sfida che intendono vivere in questa tre giorni di confronto fra uomini e donne di religioni diverse, consapevoli che la fede insegna a vivere quella parola chiave che è responsabilità – ha dichiarato Riccardi -. La pace è dono di Dio».
Herman van Rompuy, Presidente del Consiglio d’Europa, ha voluto celebrare invece l’eredità culturale che si conserva nella capitale della Bosnia Erzegovina e che si esprime in libri come l’Haggadah – manoscritto miniato straordinario, summa della sapienza ebraica sulla Pasqua, salvato dalla distruzione, in tempi successivi, da due musulmani – e in tanti altri testi religiosi che apportano, ha detto, «quel supplemento d’anima che ci rende pienamente umani». Omaggio dunque ai libri, o meglio alla continua interpretazione dei libri. Antidoto a ogni fondamentalismo, opportunità di una lettura più complessa della realtà, anelito a quell’unità spirituale cui tendono tutte le religioni. «Perché c’è un’unità trascendente delle tradizioni religiose, diverse in superficie, ma unite nel loro nocciolo metafisico. Un’unità che non è identità, ma scelta comune “d’amore, di cammino verso e con l’altro», ha concluso il presidente del Consiglio d’Europa.
Jacob Finci, presidente della Comunità Ebraica di Bosnia ed Erzegovina, si è rivolto all’arcivescovo cardinale, Vinko Puljic, e al patriarca serbo-ortodosso, Irinej, e al Gran Muftì Ceric, alla presenza di leader religiosi e politici, tra cui il premier italiano, Mario Monti, e tre presidenti di Bosnia-Erzegovina, di Croazia e Montenegro, affermando: «I vicini di casa, che possono e hanno il diritto di essere diversi da noi, non meritano un rispetto minore, anzi li dobbiamo rispettare e amare nella loro diversità». Perciò, «nessuno ha la chance di salvarsi da solo». «Se si fanno buchi sulla stessa barca il naufragio è per tutti – ha precisato -. Per l’irradiazione atomica, per il terremoto oppure per lo tsunami, non contano la diversità di fede e della visione del mondo, e ancora meno il colore della pelle. Semplicemente distruggono tutti. Non esiste libro sacro che proclama la distruzione dell’altro e del diverso. Noi viviamo su questo bellissimo pezzo di mondo che si chiama Bosnia e Erzegovina. Ci è dato di poter vive in esso in pace, di poter rispettarci gli uni gli altri».
Maria Ianniciello