I Nickelback tra critiche e successi: ecco l’ultimo album

Nickelback ultimo albumSe c’è un primato che i Nickelback possono vantare è quello di essere una delle band più criticate della storia del rock mondiale di tutti i tempi: sono commerciali, si sono piegati alle logiche discografiche, fanno canzonette da mettere in sottofondo nei pub affollati, non sono più quelli dei primi due dischi e via dicendo. In Inghilterra addirittura sono arrivati a fare una petizione per impedire un loro concerto nella capitale, iniziativa commentata con grande ironia dal leader del gruppo, Chad Kroeger. Una campagna d’odio vera e propria, anche di lunga durata, che non sembra però scalfire minimamente i 4 musicisti canadesi. Anche perché diciamocelo, dopo aver venduto in carriera oltre 50 milioni di copie e aver guadagnato milioni di dollari, i giudizi negativi (a volte meritati, altre meno) si sopportano un po’ più facilmente.

E se c’è un prodotto che sicuramente solleticherà il palato e farà sciogliere le lingue dei loro detrattori, questo è proprio No Fixed Address, ultimo album dei Nickelback, uscito sul mercato poco tempo fa. Un mix di rock ( a tratti ben costruito come nel singolo “Edge a Revolution”), sonorità dance (“She Keeps me up”) e ballate pop (“What are you waiting for?” e “Satellite”) che faranno sognare milioni di adolescenti al primo amore. A ben guardare forse le critiche derivano proprio da questo: quando vogliono, i Nickelback riescono a regalare brani di ottima fattura che però sono spesso accompagnati da canzoni che soddisfano più il portafogli dei grandi manager della Republic Records che l’orecchio musicale più raffinato.

In generale No Fixed Address è un lavoro realizzato e prodotto alla perfezione, 11 canzoni grazie alle quali si possono cogliere tutte le varie sfumature della band canadese, dall’alt metal al pop più leggero, un disco che con ogni probabilità non farà fatica a raggiungere le invidiabili quote di vendita dei precedenti.

Non c’è sicuramente una hit come “How you remind me”, “Hero” o “Photograph”, ma l’album risulta piacevole all’ascolto e scorre via fluidamente senza richiedere troppa concentrazione. Utilizzando un orecchio più attento però si colgono le ottime chitarre di Chad Kroeger e Ryan Peake, il basso sostanzioso di Mike Kroeger e l’ottimo lavoro alla batteria di Daniel Adair.

Volendo dare un giudizio complessivo, si può tranquillamente affermare che No Fixed Address è un prodotto che si inserisce perfettamente nell’ormai ventennale carriera dei Nickelback, confermando le opinioni (positive o negative) che chi li conosce è riuscito a costruirsi nel corso degli anni. Nessuna sorpresa, nessun cambiamento drastico e tanti brani che sicuramente riusciranno a farsi amare da un pubblico ampio e variegato, ma soprattutto dai discografici che, come sempre, grazie ad essi riusciranno a guadagnare parecchi quattrini. Tornando alle critiche, scommettiamo una birra che, anche con questo ultimo album, i Nickelback ne riceveranno parecchie (stupirebbe il contrario ormai, data la lunga tradizione), ma probabilmente, come al solito, si limiteranno a farsi una risata appendendo al muro l’ennesimo disco di platino.

Vittoria Patanè

 

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