Noel Gallagher, con il nuovo album si torna adolescenti

Il nuovo album di Noel Gallagher s’intitola Chasing Yesterday, un disco scritto di pancia che arriva dall’inconscio facendoci rivivere sensazioni sopite, quelle di un’adolescenza lontana.

Noel- Gallagher-nuovo-albumSi comincia con Wonderwall e Don’t look back in anger, si prosegue con Starway to heaven e Starman e si finisce con qualche riff di Marc Bolan dal nostalgico sapore anni settanta. No, aspettate. Non è una compilation di hits e siamo nel 2015, quindi non possono essere neanche gli Oasis. Scherzi a parte, ascoltando Chasing Yesterday, il nuovo album di Noel Gallagher e dei suoi High Flying Birds uscito pochi giorni fa, è letteralmente impossibile non cogliere le citazioni presenti in questo disco. Troppo celebri per non essere riconosciute al volo, troppo palesi per essere ignorate. Tanto più che lo stesso cantautore britannico non fa nulla per nascondere le influenze che condizionano il suo modo di fare musica e non nega qualsivoglia somiglianza. Lui, dal canto suo, si limita semplicemente a comporre, suonare e cantare. Se gli altri vogliono fare paragoni e similitudini, che ben venga. Al maggiore dei fratelli Gallagher non importa. I suoi brani arrivano da dentro, dall’inconscio, da quel luogo recondito in cui nasce l’arte e che nulla ha a che fare con la razionalità. Quindi se all’interno di questo album sentite qualcosa di già noto, a Noel va bene così: “ho accettato i miei limiti e lavoro all’interno di quei paletti”. Discussione chiusa. La prima impressione che si ha ascoltando Chasing Yesterday è quella di tornare adolescenti, seduti su quei banchi di scuola negli anni in cui il nostro gusto musicale iniziava a formarsi e cominciavamo a capire cosa ci piaceva e cosa no. Per quelli della mia generazione, quel periodo coincide con lo stradominio degli Oasis. Suoni, melodie e testi che abbiamo metabolizzato fino a farli diventare parte di noi. noel-gallagher-albumAnche se siamo cresciuti, anche se preferiamo musica totalmente differente, anche se non ci riconosciamo più in quei pezzi, essi rimangono ancora qua, anche se sono passati decenni. Per questo motivo, nel momento in cui parte Riverman, brano d’apertura che Noel Gallagher considera il migliore dei 10 presenti all’interno dell’album, si prova immediatamente una sensazione di deja vu. Ascoltare questo lavoro è come fare un tuffo nel passato. Il primo pensiero è negativo: «Suona da vent’anni la stessa cosa». E’ ripetitivo, convenzionale, uguale. Non c’è nulla che sorprende, nulla di diverso da prima. Sono gli Oasis in chiave 2.0. Poi però, andando avanti e scavando un po’ più a fondo, ci si rende conto che avere uno stile riconoscibile, accessibile, autentico perché proprio, anche a distanza di tutti questi anni è una caratteristica che pochi possono vantarsi di avere. E ci si accorge che mentre i pezzi di Chasing Yesterday si susseguono l’uno dopo l’altro ci si sente a casa. Le melodie tipiche di Noel Gallagher diventano un “in più” e non un “in meno”, il pop rock anni Novanta degli Oasis viene riletto attraverso la nuova qualità che il cantante riesce a conferire ad ogni brano, una qualità data dalla maturazione, non dal cambiamento. Non c’è una canzone che farà storia (a prescindere dall’alta opinione che Noel ha di Riverman), ma ci sono pezzi buoni, piacevoli all’orecchio, che funzionano e continueranno a funzionare. Bello il riferimento blues di In the heat of the moment, godibile la buia Ballad of the mighty I, insolita The Mexican. Per quanto riguarda i testi, si riconferma (se mai ce ne fosse stato bisogno) nel nuovo album l’ottima capacità di scrittura che da sempre è il marchio di fabbrica del maggiore dei fratelli Gallagher, quella capacità che, impreziosita dal carisma di Liam, ha reso grandi gli Oasis. Chasing Yesterday è Noel Gallagher, chiunque riuscirebbe a capire che si tratta di un suo lavoro anche se non conoscesse il nome dell’autore. Il suo marchio di fabbrica si coglie al primo accordo, alla prima parola. E in fondo, è giusto così. Essere se stessi, per anni e a prescindere da tutto, non sempre è la scelta sbagliata. O almeno, non lo è per lui.

Vittoria Patanè

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