Non è un paese per giovani è un lieve sussurro, è un film che ti entra dentro piano piano. E` delicato come un bambino, acuto come un intellettuale, dirompente (in alcune scene che un po’ ci disorientano perché non sappiamo se ridere o piangere) come un’onda che si infrange contro la costa. I luoghi comuni non trovano spazio in questa commedia brillante che gradualmente ci porta nelle vite dei personaggi principali, tra di loro agli antipodi, apparentemente miti eppure così veraci nelle reciproche fragilità. Non è un paese per giovani trae spunto e forza dalle problematiche di oggi, quelle che interessano i ragazzi italiani, sempre più costretti dalla burocrazia e da un apparato statale – che stenta a svecchiarsi – ad emigrare in altri luoghi non solo d’Europa bensì del mondo. I due giovani s’incontrano causalmente in un ristorante romano, dove lavorano. Insieme vanno a vivere a Cuba, con l’aiuto del padre (Rubini) di Sandro. Quest’ultimo è interpretato magistralmente da Filippo Scicchitano, che ancora una volta – come aveva già fatto in Allacciate le cinture – dà il volto a un personaggio con la faccia da bravo ragazzo, il quale si ritrova proprio sull’isola di Fidel Castro, mentre il suo amico Luciano si perde nei meandri della disperazione, a causa di un passato forse rigido e di un futuro troppo incerto; per vivere bisogna perdersi, morire un pezzettino per volta, lasciarsi cullare ogni tanto dalle insicurezze, affinché la nostra anima rinasca ancora e ancora… in modo nuovo e vero!
Tra Sandro e Luciano c’è Nora (si chiama come la protagonista di Casa di bambola di Ibsen, mentre Sandro ha il nome del fratello del regista) che – a mio avviso – è il personaggio più riuscito del film. La sua semplicità disarma. Lei fa da spartiacque tra la pacatezza di Filippo e la furia devastatrice di Luciano (Giovanni Anzaldo): è un’eterna bambina che con una ritualità quasi magica ci fa sentire a nostro agio, nonostante le tante stranezze che la rendono diversa fra i suoi simili Sara Serraiocco è una piacevole scoperta. Nora, interpretata dall’attrice di Pescara, non è una nota stonata nel suo contesto, come lo erano per esempio Donatella Morelli de La pazza gioia o anche Italia del film Non ti muovere; è piuttosto una presenza eterea in una realtà, dove terra e mare s’incontrano, che esercita un certo fascino, accentuato dalla figura del pescatore. L’uomo rievoca il vecchio di Hemingway ed arricchisce ulteriormente il cammino di Sandro, il quale potrà così scoprire qualcosa in più di sé.
Non è un paese per giovani, comunque, non è solo un omaggio a Cuba: Giovanni Veronesi, con la sua macchina da presa, ci conduce in una dimensione alternativa, fatta di incontri forse casuali che però ti cambiano la vita rendendola più avvincente, nonostante le cose vadano in un modo del tutto diverso da come le avevamo immaginate e soprattutto progettate. E` un film che esce dagli schemi soliti con un ritmo pacato, qualche lieve sbavatura e un’immagine non patinata per raccontare una storia, sicuramente una delle tante, nulla di eccezionale o di sconvolgente e proprio per questo autentica. Nino Frassica diverte con la sua fobia per i comunisti ed è un po’ il portavoce di una parte d’Italia, mentre Sergio Rubini impersona l’arte dell’arrangiarsi, tipica degli italiani che in realtà, se messi alle strette, sanno ben adattarsi agli stimoli esterni. Non è il miglior film di Veronesi che, per me, con Italians si è superato, ma è una pellicola riuscita. Da vedere! Ecco il trailer.