Notre Dame de Paris: trama e recensione – Notre Dame de Paris non è un semplice musical ma un racconto a immagini emozionante e perfetto in ogni sua caratteristica. Dal 1998 a oggi tante sono state le sue rappresentazioni teatrali. Concepito inizialmente per il pubblico parigino, lo spettacolo fin dal suo debutto ha ottenuto grandi consensi sia da parte del pubblico sia della critica, tanto è vero che poi il format è stato esportato anche in altri Paesi. In Italia il progetto è stato voluto da David Zard, che ne è diventato il produttore e ha affidato il libretto italiano a Pasquale Pannella, il quale ha adattato egregiamente le musiche scritte da Riccardo Cocciante.
Con questi grandi nomi alle spalle, Notre Dame de Paris in poco tempo si è imposto come un fenomeno di massa che ha superato quello di Romeo e Giulietta. Due atti, cinquantotto canzoni in totale e una storia immortale che fin dalla prima nota colpisce il cuore del pubblico. Tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo, adattato già al cinema svariate volte e al qualche anche la Disney si è ispirata per uno storico e apprezzatissimo cartone animato, il musical ripropone egregiamente tutte le atmosfere del libro di riferimento, raccontando uno storia d’amore e d’integrazione sociale all’ombra della cattedrale di Notre Dame. Ambientato nel 1482, il racconto viene introdotto da giovane menestrello che, passo dopo passo, presenta tutti i protagonisti della vicenda. Come Esmeralda, zingara dal fascino seducente, senza dimenticare l’arcidiacono Frollo, uomo di chiesa malvagio e calcolatore che s’innamora di Esmeralda, fino a Febo, capitano delle guardie incaricato di scacciare gli zingari dal sagrato (ma anche lui subirà il fascino di Esmeralda), e poi il celebre Quasimodo, un essere storpio ma dal cuore tenero che vive in cima alla cattedrale. Fra canti, balli da capogiro e parole sussurrate al chiaro di luna, durante la Festa dei folli, prende il via un mortale triangolo amoroso, un racconto fatto di sguardi languidi, sentimenti persi nel tempi ed echi di libertà custoditi da una cattedrale che fa da sfondo all’intera vicenda. Lola Ponce è Esmeralda, Giò di Tonno è Quasimodo, Graziano Galatone è Febo, Marco Manca è Frollo ed insieme a loro un cast omogeneo di comprimari, giovani e talentuosi con un grande background artistico alla spalle (molti di loro si sono fatti le ossa alla scuola di ‘Amici’).
Il risultato finale è stato un musical dal grande respiro, che riesce a rendere attuale e fortemente emozionante una storia usurata e già ampiamente sfruttata in altre presentazioni; il merito è di una regia e di una scenografia dal sapore cinematografico, di una colonna sonora scritta con il cuore (con chiari riferimenti alla musica pop) e soprattutto del cast. Lola Ponce infatti colpisce per aver portato sul palcoscenico un’eterea Esmeralda, sensuale ma con tanta voglia di vivere, e Giò di Tonno che sfodera un vibrato molto vicino alle vocalità di Riccardo Cocciante, è un Quasimodo timido, schietto e sincero. Entrambi dominano la scena, anche se, la maggior parte delle volte, Graziano Galatone regala performance da brivido. Con Notre Dame de Paris il musical si tinge d’ilarità, grandi sentimenti e le sonorità pop compiono un miracolo: svecchiare un genere antichissimo e renderlo appetibile al grande pubblico. L’antico e il moderno, il vecchio che diventa alla moda, un mix vincente che, in tutte le sue caratteristiche, ha fatto entrare nel mito una storia già immortale.