La campagna elettorale è terminata e per il rieletto presidente Obama è tempo di mettersi al lavoro per risolvere i problemi degli Stati Uniti, dal deficit alla disoccupazione. E per farlo, Obama propone una soluzione vecchia ma quanto mai innovativa, aumentare le tasse ai ricchi. Nessuno prima, infatti, aveva parlato concretamente di questa possibilità ma il presidente americano la fa sembrare la cosa più naturale del mondo. «È necessario chiedere agli americani più ricchi di pagare un po’ di più», ha detto il presidente dalla East Room della Casa Bianca, alla prima uscita pubblica dopo la rielezione, in compagnia del vicepresidente Joe Biden. «Nessuno vuole un aumento delle tasse per la classe media», aggiunge a due giorni dal voto che lo ha confermato alla guida degli Stati Uniti.
E, terminati gli slogan per farsi rieleggere, Obama deve passare all’azione per dimostrare di aver meritato la fiducia dei suoi concittadini, attraverso gesti concreti e non solo a parole. Di quelle ne sono già state dette molte in campagna elettorale, adesso è tempo di mantenere la promesse. Obama ha già ha invitato i leader di tutti e due i partiti alla Casa Bianca la prossima settimana, per trovare soluzioni bipartisan alle numerose sfide che si presentano e che possono essere risolte solo con l’unità d’intenti. «In un momento in cui l’economia si sta riprendendo alla grande recessione, la nostra priorità devono essere l’occupazione e la crescita».
Il presidente prospetta lo scenario in modo molto realistico, confermando che se il Congresso dovesse fallire sul fiscal cliff, ci sarebbe un incremento delle tasse a partire dal primo gennaio, aumento che riguarderebbe tutti, incluso quel 98 per cento degli americani che guadagna meno di 250.000 dollari l’anno. «E questo non ha senso, sarebbe un danno per l’economia – avverte Obama – Potrebbe esserci disaccordo in Congresso su un eventuale aumento delle tasse per chi guadagna più di 250.000 dollari l’anno, ma nessuno fra repubblicani e democratici vuole un aumento delle tasse per chi guadagna meno di 250.000 dollari».
Non c’è tempo da perdere, quindi: «Mentre trattiamo un più ampio accordo di riduzione del debito, estendiamo gli sgravi fiscali alla classe media. È un passo che offrirebbe certezza al 98 per cento degli americani e al 97 per cento delle piccole e medie imprese: una grossa fetta di incertezza verrebbe così eliminata, favorendo nuovi posti di lavoro e una crescita più veloce.
La nostra priorità deve essere la crescita e l’occupazione», afferma Obama, che annuncia l’incontro con i leader del Congresso in cui si discuterà di fiscal cliff, nodo delle tasse e della spesa. «Sono aperto al compromesso e a nuove idee ma a nulla che non sia un approccio bilanciato al risanamento dei conti», avverte.
Tra le prime mosse di Obama c’è quella di mobilitare fin da subito la base elettorale che lo ha eletto per mettere sotto pressione i leader repubblicani del Congresso, spingendoli ad accettare la tassazione dei milionari alla quale si sono finora opposti. Se dovessero rifiutarsi, continuando a schierarsi in difesa degli interessi dei ricchi, rischierebbero di perdere anche ciò che gli resta dei centristi. Un’eventualità che costerebbe troppo cara ai repubblicani, che ora si trovano a un bivio decisivo: collaborare con Obama sostenendo le sue misure di riduzione del deficit oppure schierarsi con gli ultraconservatori di destra.
Piera Vincenti