La legge sull’omicidio stradale: ci pensa l’Europa!

omicidio-stradaleOmicidio stradale? Diciamoci la verità, se l’Istat facesse una statistica sul livello di superficialità medio dei cittadini italiani, ognuno di noi concorrerebbe ad aumentare la percentuale del dato, chi più chi meno. A volte essere superficiali fa bene, aiuta a prendere la vita con più “leggerezza”. Altre no, altre volte diventa un errore che può costarci caro. Uno sbaglio che diviene ancor più grave se un nostro comportamento non causa danni solo a noi, ma anche a persone terze. Usciamo dalla discoteca dopo aver bevuto quei due o tre sorsi di Negroni in più. Lo sappiamo e per questo staremo più attenti mentre guidiamo per tornare a casa. Andremo piano, eviteremo le strade dove è più probabile trovare dei posti di blocco perché la patante è sacra e l’alcol test il nemico numero uno. Poi però accade quello che non avremmo immaginato accadesse, perché queste cose succedono agli altri, non a noi. Ed è proprio quello il momento in cui la superficialità diventa reato. Un reato che a breve troverà spazio nel Codice Penale e avrà un nome chiaro: omicidio stradale. Secondo l’Istat, che questa statistica la effettua eccome, nel 2013 in Italia ci sono stati 181.227 incidenti stradali, 3.385 dei quali con vittime. Una percentuale in calo rispetto agli anni precedenti, ma che pone in ogni caso il nostro Paese in vetta alla classifica dell’Europa a 28 per numero di morti sulla strada. Andando ancora più nel dettaglio, in base alle rilevazioni effettuate dall’Istituto Nazionale di Statistica, nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, gli “accidenti da trasporto” rappresentano una delle principali cause di morte (9% nei maschi, 7% nelle femmine; “decessi riguardanti per più della metà passeggeri di autoveicoli e per circa un terzo investimenti pedonali”). In poche parole, 9 ragazzi su 100 muoiono per un incidente di cui non hanno nessuna colpa, se non quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Quando si leggono questi dati, spesso noiosi per carità, si tende sempre a considerarli come qualcosa che non ci riguarda, lontano da noi e dalla nostra vita. Poi però succede a noi, a qualche nostro amico o parente e la prospettiva cambia, la rabbia cresce, il rimpianto arriva e ci si rende conto di molte cose, in primis della lacuna legislativa che nel nostro Paese esiste su questo problema. Dell’assenza di una legge specifica in grado di punire adeguatamente il reato, della mancanza di informazioni sulla materia, del fatto che il vero nemico da combattere non sia quell’alcol test che da alcuni anni è diventato lo spauracchio degli automobilisti.

Finalmente, e con un ritardo imperdonabile, in Italia sta arrivando una legge volta a prevenire, contrastare e punire questo tipo di reato. Il Disegno di legge è stato approvato lo scorso 20 maggio dalla Commissione Giustizia del Senato e il testo arriverà in Aula nei prossimi giorni. In caso di sì definitivo nel Codice italiano troverà posto il delitto di omicidio stradale e nautico con una pena da 8 a 12 anni per chi uccide qualcuno mentre si trova alla guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope (18 per omicidio stradale plurimo). Il Ddl prevede inoltre la pena accessoria della revoca della patente da 15 a 30 anni.

In assenza di alcol o droghe, il reato di omicidio stradale punirà con la reclusione da 7 a 10 anni chi causa la morte di qualcuno superando del doppio (o oltre) il limite di velocità in un centro urbano o su strade extraurbane a una velocità superiore di almeno 50 km/h rispetto a quella massima consentita; non rispettando il risso del semaforo, circolando contromano; facendo inversione di marcia o superando un altro mezzo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di linea continua. In ultimo le lesioni stradali e nautiche saranno punite con una pena da 9 mesi a 2 anni (pena triplicata in caso di lesioni plurime).

Dopo anni di dibattiti dunque, l’Italia sembra aver deciso di rispondere in modo adeguato ad un problema reale, concreto, allarmante. Molte le “fumate nere” nel corso dell’ultimo decennio. Molte volte, in corrispondenza di tragedie, i Governi che si sono susseguiti avevano promesso una soluzione che però non è mai arrivata, come se dovesse scapparci il morto per ricordare che ci fosse un’urgenza cui bisognava dare una risposta. Adesso sembra giunto il momento, grazie anche alla solita spinta arrivata dall’Europa che ha posto agli Stati Membri l’obiettivo di dimezzare il numero di vittime entro il 2020 attraverso il varo di apposite normative, e la legge approderà in Parlamento nei prossimi giorni. Un provvedimento che deve essere visto da tutti come un passo avanti nella strada verso la sicurezza, ma che soprattutto deve far riflettere e responsabilizzare tutti quei giovani che si mettono alla guida quando non dovrebbero. Perché non sempre si fa del male agli altri volontariamente, a volte succede anche per superficialità. E le conseguenze che ne derivano possono essere molto gravi, per chi lo fa e per chi lo subisce.

Vittoria Patanè

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