Orazio Guarino: Sp1ral? Film amaro con una storia universale

Orazio Guarino Sp1ral Film
Orazio Guarino

“No Redemption”. Orazio Guarino ci presenta così “Sp1ral”, il suo primo film da regista attualmente in fase di post produzione che dovrebbe essere presentato al pubblico entro la metà di marzo. Una storia scura e malinconica scritta dall’autore pugliese assieme a Giuseppe D’Oria e prodotta dalla Naffintusi, con al centro Matteo, interpretato da Marco Cocci, un uomo malato e vulnerabile che tuttavia non nega la sua naturale predisposizione al “male”, senza arrivare mai a una vera e propria redenzione. Girato tra gli Stati Uniti e l’Italia, “Sp1ral” è una pellicola amara che non prevede alcun lieto fine, ma proprio per questo si mantiene onesta e fedele alle intenzioni dei suoi autori e che può contare su un cast di professionisti di assoluto livello. Abbiamo parlato della lavorazione della pellicola e del suo sviluppo assieme al regista, Orazio Guarino e all’attore protagonista, Marco Cocci.

 

Orazio, parlami della nascita di questo progetto.

O: È un film strutturato, pensato e scritto in una certa maniera. Ci sono voluti tre anni per realizzarlo e ho cominciato quando ero negli Stati Uniti. Poi sono tornato in Italia e abbiamo iniziato a prepararlo insieme a Giuseppe D’Oria. Il problema è stato che all’inizio dovevamo girarlo in inglese perché l’attore protagonista doveva essere un mio amico che vive a New York. Ma molti altri attori del cast erano italiani e quindi non mi andava di farli recitare tutti in un’altra lingua. Oltretutto, il film sarebbe stato girato in Italia. Poi ho conosciuto Marco per puro caso, gli ho fatto leggere il copione e gli è piaciuto molto e così abbiamo deciso di girarlo con lui.

 

Cosa racconta, “Sp1ral”?

M: La difficoltà di convivere con se stessi, aspettando che qualcosa cambi e ti salvi, consapevole che non puoi fare nient’altro che impegnarti a restare vivo mentre aspetti.

O: È la storia di Matteo, un regista di origini italiane trasferitosi da piccolo a New York che sta preparando il suo nuovo film. Lui ha dei problemi psicologici, in quanto è un soggetto borderline, è un tossico ed è in cura. La sua vita lì viene però interrotta dalla notizia della morte del padre, così decide di tornare nel suo paese d’origine in Puglia, dove si rifugia nella villa sul mare che gli è stata lasciata in eredità. Qui cominciano a ricomparire fantasmi e ricordi del passato e nonostante i suoi tentativi, Matteo non riesce a redimersi e capisce che la sua natura è quella di una persona “malvagia”, sia contro sé stesso che contro gli altri. L’unica che schiarisce un po’ il personaggio di Marco è Alice, una ragazzina ventenne interpretata da Valeria Nardilli, che sembra farsi strada nella vita di questo quarantenne problematico. Matteo la fa avvicinare, ma fino a un certo punto. Tant’è che Alice si innamora di lui, ma non è corrisposta.

 

Marco Cocci
Marco Cocci

Marco, chi è Matteo, il tuo personaggio?

M: Un essere umano costantemente attento a cercare di non far del male. Lo abbiamo modellato insieme a Orazio durante la lavorazione del film.

 

Perché hai scelto un ruolo come questo?

M: È nato tutto da un’amicizia con Orazio e Marco Santoro (il produttore). Della storia mi ha colpito il fatto che fosse così realmente nera.

 

Orazio, che tipo di attore cercavi, per la parte del protagonista?

O: Volevo innanzitutto un attore che fosse in grado di incarnare il personaggio che avevo in testa. Quindi non brutto, perché doveva far innamorare una ragazzina. Ma al di là di quello, anche un interprete che avesse una fisionomia e un background di un certo tipo e Marco aveva queste caratteristiche. Infatti, in una delle mie scene preferite, suona e canta una canzone di Elliott Smith. Quello che interessa a me non è tanto la storia, ma il personaggio. E partire, in questo caso, dal concetto di fondo di “no redemption”: ho pensato infatti per parecchio tempo che ad alcune persone non venga data la possibilità di redimersi, nonostante gli sforzi. Il finale di questa storia amara e dai tratti molto oscuri resta poi abbastanza aperto. Matteo è un personaggio molto malinconico e sappiamo benissimo che una storia del genere senza un lieto fine potrebbe tranquillamente non incontrare i favori del pubblico, ma volevamo comunque farla in questo modo.

 

Marco, com’è stato il lavoro con Orazio? Che tipo di regista è?

M: Te l’ho detto, abbiamo modellato il film e il personaggio durante la lavorazione, girando anche materiale che non era previsto in sceneggiatura. Istintivi. Orazio è un regista giovane e buonissimo.

 

Orazio, uno dei tuoi registi di riferimento è Godard. Quanto c’è di suo in questo lavoro?

O: Non moltissimo, nel senso che il film è girato in maniera molto semplice, anche se dal punto di vista registico non manca niente. Lui è sicuramente un mio punto di riferimento, ma più che altro nel modo di provare a fare un film. Non avevamo una struttura produttiva tale da poter gestire tutto in maniera meccanica: le cose si sono accavallate moltissimo, sia dal punto di vista lavorativo che della vita di troupe. Questo è molto Nouvelle Vague, pensando appunto a Godard. Però è stato molto bello ed ha influito sicuramente sulla recitazione di Marco, di Valeria e di tutti gli altri. Questa è un’altra cosa bella del cinema, quando vedi che agli attori piace talmente tanto una cosa che non stanno sul set solo per recitare, ma ci stanno perché lo apprezzano davvero.

 

Marco, come va con la musica? I Malfunk esistono ancora?

M: La musica va in modo naturalmente autonomo. Non è qualcosa che controllo. L’importante è che non mi abbandoni mai. Farò qualcosa per “Sp1ral”. Malfunk… Boh.

 

Il film quando dovrebbe uscire?

O: Speriamo quest’anno. Chiuderò sicuramente il montaggio entro metà marzo per farlo partecipare ai festival e nel frattempo cerchiamo una distribuzione.

 

Avete in mente di distribuirlo anche all’estero?

O: Assolutamente sì. È un film veramente universale con una storia universale. Non è caratterizzato da alcuna appartenenza locale o sociale.

 

 

Paolo Gresta

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