«Questo è il tempo della misericordia. È importante che i fedeli laici la vivano e la portino nei diversi ambienti sociali. Avanti!». Queste parole furono pronunciate da Papa Francesco nell’Angelus dell’11 gennaio 2015, e forse fin da allora avevano un significato più profondo, “diverso”, che i fedeli non potevano ancora comprendere. Con il senno di poi però, tutto diventa chiaro. Lo scorso 13 marzo Papa Francesco ha annunciato infatti la celebrazione di un Giubileo straordinario che avrà come tema centrale la misericordia di Dio. Diciamoci la verità, nessuno di noi si sarebbe aspettato la proclamazione di un Anno Santo nel 2015, con dieci anni di anticipo rispetto alla tradizione e senza alcun preavviso. Ma negli ultimi due anni il Santo Padre ci ha abituato alle sorprese ed esse sono diventate parte integrante di quella riforma che mira ad avvicinare la gente alla Chiesa, a far capire al mondo che il vento è cambiato e che il cattolicesimo non è più arroccato su se stesso e sui propri dogmi, ma vuole tornare a essere parte integrante della vita di ognuno.
Molti di noi hanno ancora impresse nella mente le immagini del Grande Giubileo del 2000, quando Roma fu letteralmente invasa da milioni di fedeli che volevano vivere spiritualmente e fisicamente un momento cardine della storia della religione cattolica e chiedere l’indulgenza plenaria. Immancabilmente, snaturando le reali intenzioni di Bergoglio, i politici hanno già iniziato a polemizzare tra loro sul modo in cui affrontare un evento di questa portata. In realtà, come ci spiega Andrea Tornielli, vaticanista del quotidiano La Stampa e coordinatore del progetto Vatican Insider, «è chiaro che un Giubileo comporta un aumento dei pellegrini, aumento che tra l’altro negli ultimi anni si è verificato grazie al nuovo Papa. Attualmente però è difficile dire cosa sarebbe meglio fare, Roma è una città difficoltosa , ma prima di prendere qualsiasi decisione bisogna attendere e cercare di comprendere quali siano le intenzioni di Papa Francesco» . Inutile dunque fasciarsi la testa prima di comprendere come verrà organizzato questo Giubileo. «Immagino che Egli – continua il giornalista – non voglia un Anno Santo centrato su Roma, ma un Giubileo diffuso e aperto a tutte le Chiese, che consenta ai fedeli di accostarsi alla fede ovunque. Con ogni probabilità sarà un evento molto diverso dal Grande Giubileo indetto da Papa Giovanni Paolo II nel 2000, un Giubileo “meno romano”, con meno celebrazioni ufficiali, più incentrato sul messaggio che Francesco intende lanciare».
Tornando al tema centrale, quindici anni fa fu Giovanni Paolo II a proclamare un Anno Santo volto a celebrare i duemila anni dalla nascita di Cristo. Nell’antichità, gli ebrei consideravano il Giubileo un anno in cui celebrare l’uguaglianza dei figli d’Israele, ricchi e poveri senza distinzione. Per i primi anzi, era una via attraverso la quale ricordare che sarebbe arrivato il tempo in cui gli schiavi israeliti avrebbero rivendicato i diritti di cui erano stati privati. La tradizione cattolica cominciò con Bonifacio VIII nel lontano 1300 e da allora ad oggi sono stati in tutto ventisei gli Anni Santi proclamati dalla Chiesa. Inizialmente si prevedeva un Giubileo ogni secolo, ma dal 1475 in poi la cadenza venne ridotta a 25 anni allo scopo di consentire a ogni generazione di vivere nel corso della propria vita almeno un Anno Santo. Proprio per questo motivo la decisione di Papa Francesco ha suscitato scalpore, provocando profonda commozione tra i fedeli. In realtà, come ci racconta Tornielli «dal XVI secolo a oggi sono stati indetti altri Giubilei straordinari, alcuni di essi hanno avuto una durata inferiore a un anno, altri ancora erano Anni Santi dovuti all’elezione di un nuovo Papa. L’ultimo era motivato da una data legata a Cristo. L’annuncio di questo Giubileo è stato una sorpresa per tutti, ma analizzando la situazione non si può non vedere come esso sia strettamente correlato al messaggio di Papa Francesco che ha ripetuto più volte come la Misericordia rappresenti l’insegnamento più importante di Gesù».
Vittoria Patanè