Bersani, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, non sarà più il segretario del Partito Democratico. Lo ha annunciato ieri sera all’assemblea dei Grandi Elettori del Pd. Bersani era amareggiato e incredulo per quei 101 voti in meno a Prodi, che si è ritirato in serata.
«Abbiamo prodotto una vicenda di una gravità assoluta, sono saltati i meccanismi di responsabilità e solidarietà – ha dichiarato Bersani -. E’ stata una giornata drammaticamente peggiore di quella di ieri». Infine il segretario ha aggiunto: «Al prossimo voto per il Capo dello Stato ci asteniamo e faremo un’assemblea; mi auguro che si trovi una proposta con le altre forze politiche. Noi da soli il presidente della Repubblica non lo facciamo. Fra di noi uno su quattro ha tradito». Un attacco, dunque, ai 101 franchi tiratori: «Ci sono pulsioni – ha aggiunto Bersani – a distruggere il Pd. Nella situazione che si è creata bisogna riprendere contatti con altre forze politiche per trovare la soluzione per l’elezione del presidente repubblica – ha precisato Bersani -. Abbiamo preso una persona come Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo, ex presidente del Consiglio, inviato in Mali e l’abbiamo messo in queste condizioni. Io non posso accettarlo. Io non posso accettare che il mio partito stia impedendo la soluzione. Questo è troppo». In serata sono arrivate anche le dimissioni di Rosi Bindi dalla presidenza del partito. Cosa accadrà adesso in Casa Pd è ancora prematuro saperlo, resta il fatto che un partito formato da più correnti, nato dall’esperienza dell’Ulivo, e prendendo spunto dal mancato compromesso storico degli anni Settanta è nel caos. Che sia la fine di un’epoca? Il Partito Comunista Italiano, dopo il crollo del muro di Berlino, ha perso punti di riferimento, e ancorandosi alla sua tradizione, non ha saputo rinnovarsi. Ha cercato l’intesa con i cattolici di sinistra, provenienti da una corrente della vecchia Democrazia Cristiana; fra questi c’era un certo Ciriaco De Mita che poi è uscito dal partito. Ma, per quanto riguarda la situazione di ieri, secondo indiscrezioni, dalemiani e renziani si sarebbero messi d’accordo per far saltare Romano Prodi e arrivare così alla candidatura e quindi all’elezione di Massimo D’Alema. L’alternativa sarebbe un accordo con Berlusconi e Lista Civica per eleggere Rosanna Cancellieri, riproposta da Mario Monti.
Carla Cesinali