«Quello che facciamo è soltanto una goccia nell’oceano. Ma se non ci fosse quella goccia, all’oceano mancherebbe». Ognuno di noi potrebbe essere quella goccia che manca all’oceano di cui parla Madre Teresa di Calcutta. Quella goccia per ridare speranza ai tanti bambini che ogni giorno subiscono violenze e umiliazioni di ogni genere in tutte la parti del mondo. Una goccia che fa rumore per gridare, con forza, che i bambini vanno tutelati, rispettati, onorati, rassicurati e soprattutto abbracciati con un gran sorriso. Ce l’ha insegnato la piccola grande donna di Calcutta, e prendendo esempio da lei, come non si può condividere una battaglia in difesa dei piccoli, dei minori? La Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile lo scorso 12 giugno, si è celebrata con questo spirito e diverse sono state le manifestazioni organizzate dall’Unicef per un momento di riflessione comune su quanto accade in una società ammalata per approfondire, informare, sensibilizzare. I dati: allucinanti! Nel mondo sono più di 150 milioni i bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano a una vita senza svago né istruzione. Secondo le stime dell’ILO, nel mondo, 74 milioni di bambini sono impiegati in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi. Ed ancora. L’allarme dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, è ancora più raccapricciante: decine di migliaia, vittime del turismo del sesso, soprattutto nel sud del mondo tra Santo Domingo, Colombia e Brasile. Un olocausto che travolge 15mila creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendita a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere hanno tra i 14 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5. Tra gli orchi e i pervertiti? I dati dicono che sono italiani. Di questo ed altro ne abbiamo parlato con il presidente Unicef Italia, Giacomo Guerrera.
Eventi e programmi di sensibilizzazione che siano da monito a una situazione globale che vede sempre più frequente i bambini come vittime di una società ammalata. Quali potrebbero essere le azioni di contrasto?
Il momento storico che stiamo attraversando è molto difficile. Ognuno di noi ne sente e porta il peso, in particolar modo i bambini, soggetti sui quali le decisioni di noi adulti si ripercuotono direttamente. Il nostro dovere è quello di consentire loro di vivere in ambienti sicuri e protetti, dove poter sviluppare le proprie potenzialità. Il fine ultimo dell’Uicef è proprio questo, aiutare i bambini a svilupparsi, a crescere nel modo migliore possibile e ovunque essi si trovino. Uno dei più importanti traguardi raggiunti è la ratifica della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il trattato sui Diritti Umani maggiormente ratificato al mondo e che offre dunque una cornice legislativa comune di riferimento a tutti gli stati che l’hanno ratificata. In Italia è avvenuto il 27 maggio 1991 con la legge 176. I Principi Cardine alla base sono quattro: Principio di non discriminazione, Principio del rispetto del superiore interesse del minore, diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, e il principio dell’ascolto del minore. Proprio per rendere sempre più concreta l’attuazione e il rispetto della Convenzione e dei diritti dei bambini e degli adolescenti, l’Unicef lavora per diffondere le raccomandazioni delle Nazioni Unite per la promozione e la protezione dei diritti dell’infanzia.
Alla luce di tali indicazioni internazionali l’Unicef Italia nel suo documento Diritti in Parlamento (http://www.unicef.it/doc/4565/pubblicazioni/votaperibambini-diritti-in-parlamento.htm) sollecita al Governo e al Parlamento le seguenti azioni di sistema: elaborare e adottare un nuovo Piano nazionale di azione per l’infanzia e l’adolescenza, un coordinamento tra le istituzioni per l’attuazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, garantire adeguate risorse per il Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza e promuovere la nomina di Garanti in ogni regione, una raccolta dati sistematica.
Il contributo dell’Italia nel contrasto allo sfruttamento minorile, dentro e fuori i confini nazionali.
Un passo molto importante per il nostro Paese nei confronti dello sfruttamento del lavoro minorile è stato quello di ratificare la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e i suoi protocolli opzionali, oltre alle convenzioni OIL numero 138 e 182 rispettivamente sull’età minima di ammissione all’impiego e sulla lotta alle peggiori forme di lavoro minorile. L’Unicef promuove a tutti i livelli (governativo, locale, imprenditoriale, sindacale, tra gli operatori e la società civile) la conoscenza e il rispetto dei diritti dei bambini, riconoscendo che i principali interlocutori utili alla comprensione del fenomeno del lavoro minorile sono gli stessi minorenni. Molti bambini sono costretti a lavorare a causa della morte o delle cattive condizioni di salute di un familiare percettore di reddito; inoltre la crisi finanziaria globale, aggravando le condizioni economiche, ha ulteriormente spinto i minori ad avviarsi precocemente al lavoro, specie verso le forme di lavoro più pericolose. Le conseguenze del fenomeno sono più pesanti per le bambine che, oltre a lavorare, devono occuparsi dei lavori domestici, trascurando la scuola. Il comitato Italiano per l’Unicef attraverso la sua rete di comitati locali presenti su tutto il territorio italiano, promuove programmi e azioni mirate proprio ad aumentare la consapevolezza dei ragazzi, anche attraverso il programma Città amiche dei bambini e il programma Scuole amiche dei bambini, per consentire a questi ultimi di vivere in ambienti a loro misura e renderli più coscienti dei proprio diritti. L’obiettivo è lo stesso anche per i Paesi in via di sviluppo, dove l’Unicef lotta contro lo sfruttamento del lavoro minorile con programmi di sensibilizzazione, prevenzione e reinserimento scolastico o lavorativo per bambini lavoratori (tra cui anche ex-bambini soldato e bambini di strada) e programmi di sostegno alle famiglie.
Un bambino violato nella dignità è un’atrocità ma un bambino violato nella sua intimità è una bestialità. Il mercato del sesso minorile, un olocausto che travolge decine di migliaia di creature soprattutto del sud del mondo e gli italiani sembrano essere i maggiori carnefici. Le cause?
Uno dei principi cardine della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza è il rispetto del principio del superiore interesse del minore. I bambini e gli adolescenti devono essere tutelati e ascoltati in quanto parte delle categorie potenzialmente più vulnerabili all’interno di qualsiasi società. Sono più facilmente disinformati sui rischi in cui possono incorrere e sono più soggetti alle criticità dell’ambiente in cui vivono. Dobbiamo agire perché vengano dati loro tutti gli strumenti per capire, per comprendere situazioni di pericolo, dobbiamo vigilare perché gli ambienti in cui vivono siano sicuri, dobbiamo garantire che gli operatori socio sanitari, gli educatori e gli insegnanti abbiano un’adeguata formazione, dobbiamo assicurare ai bambini e agli adolescenti una crescita serena. La legislazione italiana in materia di sfruttamento sessuale dei minori è piuttosto completa, prevedendo ad esempio per alcune categorie di reato l’applicazione del principio di extra- territorialità che prevede il perseguimento dell’autore del reato anche quando il reato è commesso all’estero.
Pedofilia, sfruttamento sessuale dei bambini, esistono leggi internazionali che potrebbero arginare seriamente il fenomeno?
L’Unicef ha accolto con favore la ratifica della Convenzione di Lanzarote in Italia nel 2012, adottata dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2007. La Convezione ha apportato una serie di modifiche all’attuale legislazione che ha visto l’istituzione di un nuovo reato di adescamento di minorenne e di istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia, pornografia minorile, detenzione di materiale pornografico; l’impossibilità di appellarsi all’ignoranza dell’età della persona offesa; l’introduzione della definizione di pornografia minorile. Su questo tema l’Italia ha ricevuto dal Comitato Onu delle raccomandazioni affinché si garantisca il funzionamento dell’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile; il consolidamento si un sistema nazionale di raccolta dati su violenza e maltrattamento; uno studio sulla violenza; l’adozione di un Piano Nazionale di prevenzione e contrasto dell’abuso e dello sfruttamento sessuale. Nei paesi in via di sviluppo la situazione è ancor più complicata, a causa di diverse criticità dovute a forte instabilità e insicurezza di certi Paesi. Per esempio i bambini della Siria colpiti da una crisi che l’Unicef Italia denuncia da oltre due anni, o i bambini del Sahel dove la siccità ha dato vita ad una crisi gravissima. In queste zone i bambini, specialmente quelli privati di un ambiente familiare, sono fin troppo vulnerabili perché hanno perso tutto, le proprie case, le famiglie, i parenti, le scuole e sono costretti a spostarsi o a fuggire alla ricerca di un po’ di cibo o di stabilità e quindi corrono il rischio di diventare vittime di diversi reati e violenze. Oltre all’impegno dei Governi per la tutela dei diritti dell’infanzia, l’Unicef sostiene programmi per la protezione dei bambini, per garantire loro il recupero di una nuova serenità. Attraverso campagne di sensibilizzazione, le scuole, il supporto psicologico, gli Spazi a misura di bambino e personale qualificato cerchiamo di restituire ai bambini le redini della propria vita, della propria infanzia ai bambini vittime di violenze e abusi.
Che cosa si potrebbe, ancora, fare?
Quel che è già stato fatto è tanto, ogni passo nei confronti dell’infanzia è un traguardo per tutti noi. Bisogna però ricordarsi sempre che c’è tanto altro da fare. Importantissimo è il dialogo, dobbiamo parlare con le persone, dialogare con i nostri bambini, i nostri ragazzi per trasmettere loro il messaggio più importante la propria vita, le proprie possibilità, i propri diritti. Dobbiamo pensare a cosa possiamo fare gli uni per gli altri. Per questo, sostenere la nostra organizzazione può essere un passo verso un mondo di protezione e di unione verso i bambini. Sostenere i nostri progetti può significare per alcuni bambini il ritorno ad una vita normale, un’infanzia che a loro è stata strappata, negata oltre a tutte le possibilità che avrebbero potuto scegliere e sfruttare. Con l’aiuto di tutti potremo raggiungere grandi risultati.
Jenny Capozzi