«L’Italia si salva dalla crisi non solo con il risanamento dei conti pubblici, ma anche, e soprattutto, avvalendosi del contributo essenziale del mondo dell’economia e delle imprese». Queste le parole del presidente di Confagricoltura Mario Guidi, intervenuto al ‘percorso di ascolto’ delle forze economiche e sociali sull’ ‘Italia bene comune’ da parte del Partito Democratico.
«Il settore agroalimentare nel suo complesso – ha sottolineato Mario Guidi – può dare un contributo al PIL ancora maggiore del 15 per cento attuale e innescare processi di ripresa, avviando politiche mirate, sostenendolo nel processo di internazionalizzazione, presidiando in Europa e nelle relazioni internazionali le condizioni di crescita e liberalizzazione dei commerci».
Necessario investire sulle infrastrutture: «Questo – ha proseguito – rimetterà al centro le imprese agricole, che possono strutturarsi meglio se rafforzate nell’ordinamento sotto i profili fiscali, innovativi, e di aggregazione. Confagricoltura propone più efficaci modelli di modernizzazione delle strutture produttive; le nostre aziende di punta stanno già tracciando la strada ed hanno investito per ammodernare gli impianti e le proprie strutture, per ridefinire le politiche commerciali, le funzioni imprenditoriali. Stanno già tentando la strada della rete. Vanno sostenuti nei loro sforzi di crescita».
Importante anche rinnovare il sistema. «Il mondo della rappresentanza deve cambiare e Confagricoltura lo sta già facendo – ha aggiunto Mario Guidi -. Occorre un ruolo nuovo dell’associazionismo che aiuti le imprese a guardare al cambiamento piuttosto che a difendere l’esistente; un ruolo proattivo più che protettivo. Proprio per questo vanno coinvolte le Organizzazioni professionali, anche nella nuova visione politica oggi necessaria».
Il presidente di Confagricoltura infine ha evidenziato come il Paese chieda «una buona politica, quella che conosce i problemi, quella che entra nelle sfide dell’economia, le gestisce e le governa, quella che sa decidere dopo aver ascoltato. Per dire ai cittadini ed alle imprese come si debba recuperare la posizione nel mondo globale. La crisi ha insegnato che si è rimasti indietro in troppe cose: tecnologie, reti di servizio, energia, istruzione, ricerca».