L’Italia è ancora un Paese della Nato, eppure sul suolo italiano – come fa notare Geopolitica.info – non sono mai approdati tanti aerei e tanto personale russo! A questi si aggiungono i 52 medici cubani e ovviamente gli aiuti cinesi. Ma perché la Cina ci aiuta?
“L’Italia non è sola”, ha detto più volte Di Maio facendo intendere che tra i Paesi benefettori ci fosse anche la Cina. Pochi però hanno menzionato l’aereo americano – che il 23 marzo scorso è partito dalla base tedesca di Ramstein in Germania per arrivare ad Aviano – o gli aiuti della chiesa evangelica americana molto vicina a Donald Trump. Che cosa sta accadendo a livello internazionale e perché la stampa italiana ringrazia, tra le righe, soprattutto la Cina? Che sia in atto un cambiamento negli equilibri internazionali?
Faccio una premessa, prima di rispondere a questa domanda. Tali ragionamenti non sono il frutto di Fantapolitica, come qualcuno potrebbe pensare; alla base non c’è una teoria del complotto. Si tratta di geopolitica, una disciplina che unisce le conoscenze geografiche, antropologiche e culturali dei popoli con la politica. All’Università, almeno fino a una quindicina di anni fa, si studiava addirittura la Storia dei Trattati Internazionali perché la politica mondiale e le intese tra Stati, apparentemente lontani, condizionano, sin dall’Impero Romano, la nostra vita, nel bene e nel male.
L’Italia e gli Usa…
Dagli Stati Uniti, nel secondo dopo guerra, l’Italia ha importato non solo denaro ma anche una forma pensiero che ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. Abbiamo fatto nostre la cultura e il lifestyle statunitense; pensate al cinema e alla Notte degli Oscar. Pensate a Sophia Loren che sul palco del Dolby Theatre gridava: “Roberto, Roberto”. La vita è bella di Roberto Benigni commosse una parte del mondo perché era espressione di valori condivisi. Pensate alla catena di Mc Donalds. Pensate alla Coca Cola. Pensate ai jeans. Pensate all’iPhone che avete tra le mani. Pensate, sempre per rimanere in ambito cinematografico, agli spaghetti western di Sergio Leone. Pensate ai film di Bud Spencer e Terence Hill… Pensate al mito americano che abbiamo importato e fatto nostro!
Il Coronavirus potrebbe cambiare, tuttavia, per sempre non solo il nostro modo di essere ma anche le nostre abitudini e con esse anche ciò che resta ancora del secondo dopoguerra, quando Alcide De Gasperi, con le scarpe rovinate, andò negli Stati Uniti, creando i presupposti per il boom economico italiano. Altri tempi. Ben più ostici dei nostri.
L’Italia tra Cina e Stati Uniti…
Resistere al cambiamento non serve, bisogna al contrario osservare i fenomeni per non esserne travolti. Cosa sta accandendo allora? Secondo la rivista Limes, «sul piano imperiale, gli Stati Uniti paiono talmente presi dal loro momento da dimenticarsi del soft power. Incolpando il Vecchio Continente per non aver fermato il contagio, cercando di sottrarre un possibile vaccino e mascherine ai Paesi europei, ovvero i satelliti del proprio sistema. Fino a rendere minore, nella percezione generale, un’iniziativa lodevole come la costruzione a Cremona di un ospedale da campo».
La rivista di geopolitica, appartenente al Gruppo Editoriale GEDI, sostiene che la Cina, «superata la fase più drammatica dell’epidemia, prova ad ergersi a potenza altruista, inviando verso l’Europa medici e materiale sanitario».
Secondo l’autore dell’articolo, Dario Fabbri, è «difficile che questo muti i rapporti di forza tra Washington e Pechino perché «come in ogni crisi, nei prossimi mesi le nazioni del pianeta cominceranno ad acquistare titoli di Stato americani, ovvero si prodigheranno per sostenere la reazione degli Stati Uniti al virus. E il regime pechinese resta obiettivamente difficile da vendere sul piano umanitario».
Perché la Cina ci aiuta? Ecco l’offensiva dello charme
Lucio Carracciolo, direttore della rivista Limes, spiega che è in corso una guerra tra potenze. «All’inizio dell’epidemia la Cina ha cominciato molto male perché Trump continua ad identificarla come la fonte del problema ma col tempo si sta ergendo quasi a maestra del mondo, invitando gli altri a imitare il suo modello ed esibendosi in una geopolitica degli aiuti, più o meno doni, fatti a decine e decine di Paesi, tra cui anche il nostro, dove la Cina quindi si presenta come il benefattore, come la potenza che aiuta, come la potenza che vende o regala apparecchiature e mascherine e quant’altro, acquistandone in influenza, in credibilità e valore del marchio. Sotto questo profilo la Cina è in vantaggio sugli Stati Uniti».
Quindi, continua Caracciolo, «come dicevo in questa fase la Cina sta lanciando un’offensiva dello charme, che non è mai stata il suo forte. Mentre gli americani, che sul soft power hanno giocato partite molto importanti e le hanno vinte dopo la seconda guerra mondiale, sono in difficoltà, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con gli alleati europei, che attingono a piene mani dal nemico o rivale cinese. E paradossalmente il caso limite è quello italiano dove si presentano in veste appunto di donatori-aiutanti Paesi come la Cina, come la Russia e come Cuba che non sono esattamente gli amici dei nostri massimi alleati. Così le caratteristiche del nostro amico americano sono messe in questione».
E quindi cosa accadrà?
Sostanzialmente potrebbe non cambiare nulla. Ma siamo sicuri andrà davvero così? Oppure scoppierà una nuova guerra fredda che coinvolgerà Usa e Cina? E la Russia che ruolo avrà? L’Europa o meglio i singoli stati europei dovranno decidere con chi stare? Si giocherà qui la partita? Gli Stati Uniti saranno ancora una volta il timoniere di un Occidente molto frammentato? O entrerà in ballo la Cina? Come ci si dividerà i territori?
La pandemia sta cambiando le carte in tavola ma, come sostiene Caracciolo, è prematuro capire e dire cosa accadrà a livello geopolitico perché in questa fase ogni Stato aiuta solo sé stesso. E bisogna tener presente che anche negli Stati stessi ci sono correnti politiche procinesi e proamericane che sono in antagonismo. Quindi, la partita si gioca non solo tra le nazioni ma anche nelle nazioni. Staremo a vedere. m.i.