Una giornata, quella di oggi, davvero piena per la politica italiana e, chiaramente, per l’intero Paese. Mentre al Colle si stanno proprio in queste ore tenendo le consultazioni con i vari schieramenti politici, che il rieletto Giorgio Napolitano intende condurre rapidamente e chiudere entro questa sera, nello stesso momento è in atto anche la Direzione del Pd.
All’indomani dalla proposta lanciata inaspettatamente dall’esponente del Pd Matteo Orfini durante la puntata di Piazza Pulita su La7, ossia quella di candidare come Premier Matteo Renzi, per ora poco è trapelato dal Quirinale, dove per il momento sono ancora in atto gli incontri con gli schieramenti politici.
Certo l’idea del giovane turco Orfini sembra stia comunque facendo discutere notevolmente, tanto che anche dal Pdl, da Fratelli d’Italia e dal leghista Flavio Tosi sono arrivati commenti favorevoli a Renzi come Presidente del Consiglio. Ipotesi, questa, che lo stesso sindaco di Firenze ha, però, commentato indicandola come la “più sorprendente e meno probabile”.
Ma al di là della questione Renzi, ancora troppo vaga, quello che per il momento è certo è che la Lega non appoggerà un possibile governo di larghe intese, esecutivo che invece vedrà il sostegno sicuro e senza condizioni di Scelta Civica. A breve si saprà la posizione in merito anche del Movimento 5 Stelle, proprio in questo momento da Napolitano. Una posizione, certo, abbastanza intuibile, soprattutto se si considera che non era neppure sicura la partecipazione dei 5 Stelle alle consultazioni.
Ma lasciando per un attimo da parte gli incontri al Colle, cosa sta accadendo all’interno della direzione del partito che in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica ha fallito in modo così plateale la sua strategia? Confermate, innanzitutto, le dimissioni di Pier Luigi Bersani, che è stato il primo a intervenire durante la direzione. «Mai prima d’ora siamo stati così drammaticamente messi di fronte alle nostre responsabilità – ha spiegato l’ormai ex segretario – ed è per risolvere questa situazione il più rapidamente possibile che rassegno le mie dimissioni». «Nel Pd – ha aggiunto – c’è un problema strutturale, che deve essere risolto, soprattutto visto il momento di grande difficoltà in cui si trova l’Italia». In riferimento specifico ai cento franchi tiratori, l’ex segretario ha poi evidenziato come «anche nei casi in cui non ci sia un “padrone” del partito, cosa che avviene in altri schieramenti, dobbiamo comunque saperci dare un principio d’ordine e delegare parte della sovranità di ognuno».
Forti anche le parole di Dario Franceschini, il quale ha affermato che «Bersani paga colpe non sue. A questo partito non manca la solidarietà, bensì la generosità».
Sono proprio di questo momento, infine, le dichiarazioni di Matteo Orfini, appena uscito dalla direzione del Pd: «non sono stati fatti nomi da sottoporre al Capo dello Stato. Ci mettiamo, quindi, nelle sue mani». Parole, queste, che sembrano far cadere completamente l’ipotesi di Renzi Premier.