Recensione – Tra i film usciti al cinema il 27 agosto 2015, non passa certo inosservata la commedia Professore per amore, proprio perché si avvale di un cast di ottimo livello con Hugh Grant nel ruolo dello sceneggiatore Keith Michaels. Accanto all’attore di Scrivimi una canzone, Two weeks notice, American Dreams e il Diario di Bridget Jones c’è Marisa Tomei, la quale interpreta, con il consueto appeal, una madre di due bambine che, tra un lavoro e l’altro, frequenta l’università. Professore per amore, però, nonostante le buone premesse iniziali, è un film che non decolla mai, e le ottime battute sarcastiche del protagonista nulla possono contro la noia di un prodotto con poco brio. Nella pellicola, diretta da Marc Lawrence (che ha creato un vero e proprio sodalizio con Hugh Grant), si affrontano alcuni quesiti sull’insegnamento della scrittura creativa ma anche sul ruolo dei docenti contemporanei, definiti dal personaggio principale “frustrati e senza sogni”, e soprattutto ci s’interroga sul mondo del cinema hollywoodiano che concentra le proprie energie soltanto sul profitto, dimenticando spesso che un film è un’opera d’arte. Keith Michaels pensa che la scrittura (e in generale qualsiasi forma artistica) non si possa insegnare, perché il talento proviene dall’anima. Dal substrato della pellicola trapela inoltre quell’eterno conflitto tra il sapere di massa e la cultura classica; quest’ultima assume le sembianze di una rigorosa professoressa appassionata di Jane Austen. Professore per amore nel complesso non è una commedia divertente e neanche romantica perché il protagonista sembra farsi trascinare dalla vita fino all’ultima battuta e la bella Marisa Tomei non riesce a creare da sola l’alchimia necessaria per appassionare il pubblico, forse a causa di un Hugh Grant annoiato dal suo stesso personaggio. Questa pellicola tuttavia ci fa ripensare ad altri film sull’insegnamento, dal messaggio ben più forte e deciso, come per esempio L’attimo fuggente (1989) – che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa l’applauso (Cit. Morando Morandini) – oppure Pensieri pericolosi (1995), con Michelle Pfeiffer nel ruolo di una docente alle prese con una classe difficile, o ancora l’italiano Io speriamo che me la cavo (1992). In questi film l’insegnante non è un dispensatore di nozioni, piuttosto è una guida che sostiene gli allievi nell’affascinante viaggio di scoperta di talenti e occasioni. Vot: [usr 2.5]
Trama – Keith Michaels è uno sceneggiatore di successo che, dopo quindici anni dall’unico Premio Oscar ricevuto, vede la sua vita privata e professionale decadere un po’ alla volta e il suo nome finire nell’oblio anche se la sua agente s’impegna ancora per cercargli un lavoro e, infatti, glielo trova. Keith accetta di andare a insegnare sceneggiatura a Binghamton controvoglia e solo per una questione economica. All’Università incontra una donna che a poco a poco gli farà cambiare modo di pensare.
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