Cibo e design: questa la ricetta della mostra “Progetto cibo: la forma del gusto” che si terrà a Rovereto (Trento) al Mart (Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento) il 9 febbraio 2013.
Il percorso espositivo, suddiviso per aree tematiche, si apre con un omaggio al libretto “Good Design” pubblicato da Bruno Munari cinquant’anni fa nel quale il grande maestro insegnava a leggere i prodotti della natura, come ad esempio l’arancia, come fossero oggetti di design, sottolineandone, con ironia e rigore, le caratteristiche “funzionali e prestazionali”.
Partendo proprio da quella lezione, saranno raccontati alcuni “cibi anonimi” attraverso apposite interpretazioni grafiche, per mostrarne le forme tradizionali, nella loro sofisticata e precisa costruzione architettonica: perché dietro a pietanze molto connotate geograficamente come il Sushi o lo Strudel, così come la Lasagna, l’Arancino o l’Oliva ascolana, si celano strutture progettuali frutto di un accorto compromesso tra immagine, gusto e produzione. Un alimento così basilare e onnipresente come il Pane sarà presentato in una teoria di forme differenti, esposte come vere e proprie sculture per valorizzarne la loro “bontà” estetica. Vari tipi di pasta, progettati da autori come Giorgetto Giugiaro, Mauro Olivieri e Christian Ragot racconteranno emblematicamente di come la creatività dei designer converga con la produzione industriale: è questo uno dei temi chiave della mostra, che ha “rivoluzionato – scrive in catalogo Giampiero Bosoni – il rapporto tra forma e contenuto del cibo”. Una felicità di sintesi che è anche alla base del successo di prodotti commerciali come i cioccolati Bacio Perugina e Ferrero Rocher, il biscotto Krumiro e la patatina Saratoga Chips.
La riflessione sulle trasformazioni messe in atto dall’industria alimentare, ancora in radicale evoluzione, intreccia i temi dell’etica, dell’ecologia e anche, in una sezione dedicata ai brevetti, del rapporto tra creatività e standardizzazione. I “food designer” hanno oggi una libertà pressoché infinita di modulare forma e funzione. É da qui che nascono oggetti come la “Penna edibile” di Martì Guixè, il “Golosimetro” di cioccolato di Paolo Ulian e lo “Sugar Spoon” di Marije Vogelzang.
In molti casi è la forma stessa di un prodotto ad essere pensata e sviluppata come elemento decorativo: in mostra si vedranno le gelatine di Bompas & Parr che riproducono la Cattedrale di St Paul a Londra, la “Bread Palette” (fetta biscottata a forma di tavolozza) di Ryohei Yoshiyuki e lo “Speculoos” di Delphine Huguet, biscotto che si adatta alla tazzina da caffè. Oggetti in cui si coglie un’ironia sottotraccia, che diventa invece distacco divertito nelle creazioni di Matteo Ragni, Diego Ramos e Enrico Azzimonti, raccolte in una sezione intitolata “Ironia, metafora e paradosso”. In mostra anche oggetti di design realizzati con materiali alimentari: i gioielli di cioccolato di Barbara Uderzo, i servizi da tavola di pane di FormaFantasma o il “Decafè” di Raúl Laurí Pla, vincitore del Salone satellite 2012 a Milano. La “Cioccolator” di Alessandro Mendini, una calcolatrice a forma di tavoletta di cioccolato, o i “Popsicles” di Putput, spugne sagomate come ghiaccioli, sono invece singolari esempi di oggetti di design che alludono al cibo. Una sezione della mostra racconta alcune particolari ricette, create da chi per mestiere elabora cibi particolarmente sofisticati come alcuni grandi chef nazionali e internazionali, ma anche da chi normalmente applica la propria sensibilità e creatività in altri ambiti, come un significativo gruppo di designer invitati recentemente a esprimersi proponendo una vera e propria ricetta di cucina. Un progetto site-specific appositamente verrà realizzato per il Mart da Martì Guixé, tra i nuovi maestri del design, quello che maggiormente ha applicato il proprio talento al mondo del cibo, mostrando ulteriori possibilità espressive e di indagine intorno a questo ambito così fondamentale per la vita delle persone.
Il percorso espositivo si conclude con una puntuale ricognizione sul futuro del cibo, tra personalità brillanti e spesso giovanissime che per la prima volta nelle sale di un museo, presentano creazioni non solo sperimentali e sofisticate, ma anche profondamente segnate da una forte tensione etica e sociale. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo, all’interno del quale saranno presenti numerosi saggi dedicati all’argomento, scritti di importanti esperti e critici che da anni si occupano del rapporto tra cibo e design.
Un programma di eventi coinvolge chef di livello internazionale, che realizzeranno delle serate di show-cooking nelle sale espositive: si potranno vedere in azione Gualtiero Marchesi, Daniel Facen, Davide Scabin, Claudio Sadler, Roberto Valbuzzi, Bruno Barbieri, Moreno Cedroni, Felice Lo Basso, Luigi Taglienti. Workshop con i designer daranno la possibilità di creare gioielli e sculture a partire dai prodotti del territorio, mentre produttori di prodotit alimentari locali, durante tutto il periodo di esposizione, offriranno piccoli omaggi al pubblico.