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Torna a Roma, al Teatro Ambra Jovinelli dal 9 aprile, il grande teatro di Eduardo ed è subito, come sempre, un successo. Sogno di una notte di mezza sbornia, commedia datata 1936 e liberamente tratta dalla pièce di Athos Setti “La fortuna si diverte”, è un classico tra i più leggeri, almeno apparentemente, della produzione drammaturgica eduardiana, ma che nel suo grembo porta i semi di quelle che sono alcune delle caratteristiche del suo genio teatrale. Luca De Filippo è colui che, con la propria personalità si fa portatore di cotanta eredità, perpetuando una tradizione che non va dimenticata. Bravissimo e delicato nella sua recitazione, che non è azzardo definire espressionistica, conferisce una maschera grottesca al suo personaggio Pasquale, il povero ubriacone che diventa ultramilionario grazie alla vincita al lotto, sconvolgendo la vita della sua famiglia e al contempo svelandone l’amara natura. La storia è notissima ai più: Pasquale, durante una delle sue proverbiali sbornie sogna Dante Alighieri che gli suggerisce una quaterna nella quale però è contenuto il codice con il giorno e l’ora della sua morte. Creduto inizialmente pazzo, la scena cambia quando incassa veramente i 600 milioni della vincita. Tutti si danno alla pazza gioia, sfrenata e pacchiana, mentre lui si macera nell’attesa della dipartita, a cui nessuno crede ma che, neanche troppo velatamente, tutti aspettano per dividersi l’eredità. Tradizione sì, ma quanta feroce ironia in questa commedia. Quanto disincanto verso l’essere umano e le sue bassezze. “Metti i soldi in tasca a un cretino, e quello diventa intelligente”, dice il povero Pasquale Grifone, mentre assiste alla follia dei parenti che si fanno beffe della sua paura. Uno dei punti centrali di molta della drammaturgia eduardiana, la famiglia. Microcosmo riflettente un’umanità che mostra il suo lato peggiore: “che schifezza di famiglia” afferma il protagonista. Sotto la comicità dal tono popolare, la tragedia dell’essere umano. L’accenno al rapporto con l’aldilà, la relazione tra i presenti, vivi, e quelli che non ci sono più.. “i morti dicono sempre la verità”. Il sogno, le superstizioni. Temi che saranno approfonditi, e con molta severità, nelle successive commedie di Eduardo. Lui amava molto questo testo e il figlio Luca con la sua compagnia ne offrono al pubblico una versione bella, rispettosa, senza cercare emulazioni ma anzi conferendole il gusto del grottesco, quasi dell’irrealtà, anche grazie alla regia di Pugliese. Tutti i personaggi sono interpretati senza sbavature e con i ritmi giusti, i tempi perfetti, fino al finale aperto, in cui tutto si rimette in discussione. Ci restituiscono un mondo datato, certamente, nelle ambientazioni, ma le cui dinamiche umane rimangono pressoché immutate. Se ancora oggi il pubblico accorre, si dovrebbe riflettere sull’importanza e sul ruolo che un certo tipo di teatro riveste. Nel disorientamento generale, Luca ricorda l’importanza di rivolgersi a chi assiste, di coinvolgerlo con storie che parlino del mondo in cui viviamo. Cambiano i tempi, i linguaggi espressivi, ma i De Filippo continuano ad illuminare la strada.
Paolo Leone
Sogno di una notte di mezza sbornia
Roma, Teatro Ambra Jovinelli (Via Guglielmo Pepe 43). Dal 9 al 19 aprile
Elledieffe – La compagnia di Teatro di Luca De Filippo presenta: Luca De Filippo in “Sogno di una notte di mezza sbornia”, di Eduardo De Filippo (liberamente tratto da “La fortuna si diverte” di Athos Setti)
Con: Luca De Filippo, Carolina Rosi, Nicola Di Pinto, Massimo De Marco e con: Giovanni Allocca, Carmen Annibale, Gianni Cannavacciuolo, Paola Fulciniti, Viola Forestiero.
Scene di Bruno Buonincontri; Costumi di Silvia Polidori; Musiche di Nicola Piovani; Luci di Stefano Stacchini.
Regia di Armando Pugliese.