Some Girl(s): Teatro Eliseo di Roma sino al 14 febbraio 2016 – La drammaturgia contemporanea, quella di qualità, è ancora una volta in scena al Piccolo Eliseo, spazio che in questa stagione ha puntato, vivaddio, la lente di ingrandimento sulle moderne potenzialità del teatro, italiano ed internazionale. In scena fino al 14 febbraio c’è ora la pièce Some Girl(s) del drammaturgo statunitense Neil LaBute. Scritta nel 2005, divenuta nel 2013 un film, adesso diretta sul palcoscenico, in bello stile, da Marcello Cotugno che ne ha affidato le sorti a cinque bravissimi protagonisti. La penna di LaBute, intrisa di veleno, disegna magistralmente i cinque caratteri in scena, quattro donne e l’unico uomo (Gabriele Russo) in un vortice nero che si avvita su se stesso trascinando tutti con sé. Se infatti il maldestro e infantile tentativo di Guy, nell’imminenza del matrimonio, è quello di rincontrare quattro sue ex in altrettante camere d’albergo, ognuna in uno Stato diverso degli USA, per “appianare i torti” nei loro confronti, nel finale le tinte fosche dipinte dall’autore, faranno emergere qualcosa di ancora più torbido e sconcertante.
Una drammatica, ma realistica, amarissima realtà. Non ne esce bene l’uomo ma nemmeno le donne in questa commedia bella, interessante, costruita come una leggera ma illuminante seduta psicanalitica e diretta con ottimo ritmo nonostante quasi due ore di rappresentazione. Stimolante, induce al confronto anche il pubblico, estremamente rapito dalle intrepretazioni sul palco. Del resto vengono messe in scena dinamiche comuni a tutti noi: le insicurezze infantili degli uomini, le contraddizioni femminili, l’ambiguità della manipolazione dei sentimenti, il sottile e vile gioco dei sensi di colpa, i sogni traditi, colpi bassi e gaffes che, a distanza di tanti anni da quei rapporti, ancora producono danni. Il dolore viene affrontato con ironia e alleggerito dalle situazioni paradossali, ma è ben presente in ognuna delle quattro situazioni. E se Gabriele Russo riesce perfettamente a incarnare l’ambiguità e l’irrisolutezza del suo personaggio, bellissime sono le interpretazioni femminili, davvero di eccellente livello, in un carosello di tipologie comportamentali.
Nonostante le loro vite siano andate avanti, nessuna ha dimenticato l’abbandono e ognuna reagirà a suo modo a quella convocazione a cui hanno comunque risposto. Laura Graziosi (Sam), Bianca Nappi (Tyler), Roberta Spagnuolo (Lindsay) e Martina Galletta (Bobbi), offrono delle convincenti prove d’attrice. Alla fine rimarranno solo le macerie prodotte nel passato, incancellabili, e un finale corrosivo che non si può svelare. Some Girl(s) è uno spettacolo godibilissimo, caustico, una discesa nella meschinità di alcuni (?) rapporti, dal ritmo sostenuto, moderno, anche elegante nelle scene di Luigi Ferrigno e nei tagli di luce, affilati come la penna di LaBute, curati da Cotugno. Meriterebbe senza dubbio più pubblico in una città anestetizzata quale è oggi Roma. L’importante è avere il coraggio di insistere a puntare sulla drammaturgia contemporanea. Applausi.