Recensione del film Samba
Il grande pubblico ha scoperto la coppia registica Olivier Nakache ed Eric Toledano nel 2011 con “Quasi amici”, una pellicola con cui avevano rivelato tutta la delicatezza mista a un humor rispettoso (e tipicamente francese) di cui sono capaci. Anche nel loro ultimo film, Samba, nelle sale da giovedì 23 aprile, si rinnova questa cifra a partire dalla sceneggiatura, stilata sempre insieme ispirandosi al romanzo di Delphine Coulin “Samba pour la France” (edito in Italia da Rizzoli). Uno dei protagonisti è ancora una volta Omar Sy, il loro attore feticcio, che interpreta un senegalese clandestino, trasferitosi in Francia da alcuni anni, dividendo una stanza di pochi metri quadri con suo zio e arrabattandosi con diversi lavori per sopravvivere e per mandare i soldi alla famiglia nel Paese d’origine. Questo mondo, rappresentato da Samba, ma anche da chi come lui è nella stessa condizione di “limbo”, si incontra con quello di Alice (Charlotte Gainsbourg), che appare subito come una volontaria diversa dalle altre, che cela qualcosa dietro a quei silenzi e al suo andare naturalmente contro la regola base – la distanza. La Claire di “Melancholia” (2011) di Lars Von Trier riesce a rendere perfettamente, sia con postura e gesti che con l’abbigliamento, come quei panni, soprattutto all’inizio, non siano quelli propri. Scopriamo, col tempo, che la sua posizione lavorativa era costituita da ben altro ed è ciò che nascondono al loro interno questi personaggi che sarà il campo in cui troveranno dei punti di contatto. Nakache e Toledano sono bravissimi nello scrivere dialoghi che con umorismo e tatto giochino sulle difficoltà linguistiche. Lo spettatore – forse in particolare quello occidentale – ride di fronte alla scena che ironizza sull’aspetto della comunicazione, eppure sa perfettamente che è la rappresentazione della realtà e mai come in questo periodo, se guardiamo anche dal punto di vista di italiani ed europei, la questione dell’immigrazione ci tocca da vicino e ancor più su un piano umano (vedi la strage nel Canale di Sicilia lo scorso 19 aprile). Il duo registico con semplicità e, al contempo, incisività accosta due realtà co-esistenti già dai primi minuti: si parte con l’allegria, i colori e la spensieratezza della festa nuziale, ma subito dopo l’obiettivo della macchina da presa ci regala un sorriso amaro conducendoci nel dietro le quinte: nelle cucine i lavapiatti sono neri e a fine servizio si spartiscono gli avanzi che costituiranno la loro cena. Ci preme sottolinearlo, proprio com’era stato nella precedente commedia che aveva tanto scaldato il cuore a suon di risate liberatorie e mai dissacratorie pur parlando di un uomo paraplegico. Nel film Samba non c’è buonismo o perbenismo, anzi cala la maschera che copre alcuni rapporti umani e si sottolinea come spesso, dietro alcune relazioni, ci possa essere una visione utilitaristica. L’humor, talvolta, si trasforma, infatti in cinismo sulfureo e si mescola con l’emozione, il ballo aiuta a sciogliere le rigidità e il resto lo fa la vita – nella finzione molto merito, in scena, va all’ottimo cast e anche all’inconfondibile colonna sonora di Ludovico Einaudi. Non è semplice raccontare due percorsi di formazione e (ri)scoperta tra classi diverse, in parallelo e che, allo stesso, tempo si incontrano e contaminano vicendevolmente, ma Sy-Gainsbourg riescono nell’intento.
Trailer di Samba
Voto: [usr 3.5]
Maria Lucia Tangorra