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L’arrivo dei talebani a Kabul sconvolge la vita di Nadia, bambina di pochi anni: l’economia è al collasso e le condizioni di estrema insicurezza in cui si trova la maggioranza della popolazione precipitano con l’esplosione di una bomba che distrugge la casa della famiglia di Nadia. Quando alcuni poliziotti uccidono il fratello maggiore, Zelmai, il padre della bambina impazzisce e la piccola, il cui volto è rimasto sfigurato durante l’incendio della casa, capisce di dover trovare il sistema per poter mantenere la madre e le sorelline appena nate. Ha solo otto anni, ma si rende conto che il matrimonio le sarà precluso e che l’unico modo per poter lavorare e guadagnare qualche soldo è quello di fingersi un maschio, un ragazzino. Nadia prende il nome del fratello Zelmai e negli anni affronta la fatica e il pericolo di umilianti e difficili incarichi. Con la caduta del regime, si iscrive a una scuola femminile, lontana da casa, e comincia una doppia vita, Nadia a scuola e Zelmai al lavoro e in famiglia, dove ormai la considerano un maschio.