Sigle ma non troppo: recensione e trama
Il cinema americano dà la parola ai single con un film ambientato nella grande mela, tra notti insonni e mattinate trascorse sul divano per curare i postumi di una sbornia. “Single ma non troppo” è l’ennesima commedia divertente, dal finale rassicurante, che con il suo linguaggio scurrile non aggiunge né toglie nulla alla cinematografia. Uscito in Italia nella settimana di San Valentino, il lungometraggio riprende argomenti già trattati in altri film attraverso un calderone di personaggi, alcuni poco strutturati tanto da sembrare che siano stati scritti e pensati all’ultimo minuto. La stella, che con la sua luce riesce a oscurare tutte le altre, è quella di Dakota Johnson.
L’attrice di “Cinquanta sfumature di grigio” nel film “Single ma non troppo” veste i panni di Alice, una giovane donna che decide di mollare il fidanzato per conoscere se stessa e per mettersi alla prova. La commedia è satura di pregiudizi, di conseguenza veder sorgere il sole sul Grand Canyon o imparare a cucinare sono cose impossibili da fare quando si è in coppia, perché in due la vita diventa monotona, grigia e l’altro (in genere l’uomo) è la spalla su cui piangere o addirittura un tuttofare che sa aggiustare i guasti in casa grazie al suo immancabile senso pratico. L’alter ego di Alice è la sorella ginecologa che si è dedicata alla carriera rinunciando all’amore e alla maternità. Meg (Leslie Mann), tra un parto e l’altro, una visita medica e l’altra, si accorge di voler diventare mamma e, come Zoe di “Piacere, sono un po’ incinta” (2010), si sottopone all’inseminazione artificiale ricorrendo alla banca del seme e innamorandosi proprio nel periodo di gestazione.
Robin (Rebel Wilson) è invece la caricatura della ragazza che vive la propria condizione di sigle appieno e vuole insegnare ad Alice a fare lo stesso. Lucy (Alison Brie) è la nota stonata di questa commedia, perché sembra un burattino calato dall’alto per conferire un nome e un volto a quel prototipo femminile che ambisce solo al matrimonio. Anche gli uomini hanno diverse sfumature caratteriali: c’è il padre che ha perso la moglie; il romanticone che cerca l’anima gemella; il latin lover che non si lega a nessuno. “Single ma non troppo” ruota intorno al concetto, forse fin troppo abusato, che per trarre veramente beneficio dal rapporto di coppia bisogna innanzitutto stare bene con se stessi. L’amore difatti non è un’ancora di salvezza né un porto sicuro verso cui approdare, ma è un oceano che – condizionato dalla corrente – si agita spazzando via il superfluo. Il film – diretto da Christian Ditter – è la trasposizione cinematografica del libro di Liz Tuccillo. Consigliata a un pubblico che vuole trascorrere una serata in tranquillità senza grandi pretese, la commedia si avvicina, per stile e qualche gag verbalmente intemperante, a “2 single a nozze” (2005) con Owen Wilson e Vince Vaughn. Ed ecco il trailer.