Clint Eastwood è un moderno cantastorie che usa, con maestria e senza alcuna sbavatura, la macchina da presa. Le sue immagini sono eloquenti e mai casuali perché, attraverso il montaggio, sempre magistrale, si porta a compimento una storia che ha il profumo d’America ma che non è intrisa di patriottismo fine a se stesso. E` il caso di Sully, ennesimo capolavoro del regista statunitense, il quale continua a ringraziare il Bel Paese per le opportunità che gli ha dato. Infatti, in questo nuovo lungometraggio è come se magicamente s’insinuasse con leggerezza la mano di Sergio Leone, soprattutto in quei piccoli accenni di zoom che conferiscono ai primi piani maggiore intensità. Ogni sequenza è intrisa di bellezza e parla più al cuore dello spettatore che alla mente, per risvegliare sensazioni sopite. L’occhio di Eastwood sa cogliere ogni sfumatura dell’animo umano. Il regista di American Sniper (2015) e di Million Dollar Baby (2004) è moderato ed elegante perché il suo Cinema non è una signora ‘sguaiata’ da avanspettacolo; è al contrario una dama sofisticata e molto intelligente.
Sully è un affresco esistenziale e lucido sulla società contemporanea. E` un film che rievoca in alcune scene le sensazioni provate dagli americani l’11 settembre 2001, quando due aerei si abbatterono sulle Torri Gemelle insinuandosi nel cuore degli Usa. Eastwood sceglie una vicenda realmente accaduta alcuni anni dopo l’attentato terroristico, ambientandola nella New York del 2009. Il protagonista è un eroe dei nostri giorni, un pilota che ha dedicato la propria vita all’aviazione mettendo al primo posto l’onore e il rispetto mediante una cultura del lavoro encomiabile, quasi idilliaca, eppure così reale nel film. Il senso di responsabilità è una costante in questa pellicola che ricorda, per certi versi, quello di Edgar, impersonato da Leonardo DiCaprio. Il film, che uscì nel 2011, fu un viaggio labirintico e contorto ma non ‘pesante’ nella personalità del famigerato primo capo dell’FBI, Edgar Hoover, eppure a differenza di quest’ultimo Chelsey Sullenberger, detto Sully, ha un’etica molto più forte e meno contraddittoria che gli fa compiere un’azione considerata dai media «prodigiosa». Il pilota, infatti, atterra sul fiume Hudson, con 155 passeggeri a bordo, a causa di un’avaria ai motori. La pellicola è un’opera a lenta maturazione che con alcuni flashback s’insinua nei ricordi del personaggio principale umanizzandolo molto; l’ambiente esterno ha però un duplice volto: mentre la gente e i media elogiano il capitano, definendolo «un eroe», il CDA della compagnia aerea è sospettoso e diffidente, perciò cerca «l’errore umano a tutti i costi» mettendo sul ‘patibolo” Sully e il suo copilota.
Clint Eastwood per la prima volta si affida a Tom Hanks che dona a questo personaggio dignità e carica espressiva. Sully non è, dunque, come Whip Whitaker di Flight (2012), pilota di linea con il vizio dell’alcol, che pure compie un atterraggio miracoloso, è piuttosto simile per caratteristiche a James Donovan de Il ponte delle spie (2015) o al capitano de Captain Phillips-Attacco in mare aperto (2013). Dotato di una grande sensibilità, quest’uomo mette al primo posto il senso del dovere per salvaguardare non i propri interessi bensì la vita dei passeggeri con coraggio, tempismo e dedizione. E` l’ultimo ad uscire dal velivolo e non si risparmia mai. Affiancato da un più che convincente Aaron Eckhart, Hanks merita la nomination agli Oscar come del resto il film che piace e convince. Clint Eastwood, utilizzando un plot classico, gira un lungometraggio al cardiopalmo che ‘incolla’ lo spettatore senza mai distoglierlo. Di seguito il trailer di Sully.