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In questi giorni, le vicende dell’Ilva (ex Italsider) di Taranto hanno portato in modo drammatico alla ribalta nazionale la problematica del rapporto fra industrializzazione e tutela dell’ambiente e della salute. Quando, però, ormai vari decenni fa, venne impiantato nella città dei due mari il più grande centro siderurgico d’Europa, il clima era assai diverso. Lo riporta il saggio “Taranto fa l’amore a senso unico”, edito da Argo e scritto fa Gianluca Marinelli che, analizzando con rigore la politica culturale dell’Italsider, affresca proprio gli anni dell’ottimismo industrialista, capace di coinvolgere personalità di primo piano della cultura italiana, dalla letteratura alle arti figurative, e ricercare, spesso con successo, le giustificazioni teoriche alla gigantesca operazione che rimarrà contrassegnata dal fortunato slogan “acciaio tra gli ulivi”. Simbolo di questo pezzo di storia, proprio la copertina disegnata da Flavio Costantini per la monografia edita dall’azienda nel 1961: l’ulivo contorto in primo piano e, sullo sfondo, il lindo stabilimento appena insediato raccontano molto più della storia di un “polo di sviluppo”. Quanto al rapporto col mondo della cultura, non fu né semplice né univoco e certo non si esaurì entro le linee tracciate dall’ambizioso progetto aziendale: il ruolo degli intellettuali fu spesso vivacemente critico, preconizzando talvolta con largo anticipo i guasti cui avrebbero portato le irresolutezze e le contraddizioni dell’“illuminato” capitalismo di Stato incarnato dall’Italsider.
Gianluca Marinelli (1983), artista e storico dell’arte. Suoi saggi sul rapporto arte-industria sono apparsi su riviste universitarie (“Kronos”, “Nuovi itinerari di storia dell’arte”). Ha curato i profili critici di alcuni artisti italiani e stranieri operanti in Italia Meridionale