Prima di andare al Teatro Brancaccio ad assistere alla nuova, ennesima edizione di Aggiungi un posto a tavola, la commedia musicale italiana forse più conosciuta nel mondo, mi chiedevo perché avesse avuto e continua ad avere un successo planetario da ben 43 anni! Rappresentata per la prima volta nel 1974 al Teatro Sistina, la commedia di Pietro Garinei e Sandro Giovannini, scritta con Jaia Fiastri (presente in sala alla prima nazionale del 17 ottobre) grazie alla sua geniale intuizione in seguito alla casuale scoperta, su una bancarella ambulante vicino alla stazione Termini, del libro After me the deluge, di David Forrest, pseudonimo di due autori inglesi, in trenta edizioni ha avuto circa 15 milioni di spettatori. Tradotta in tantissime lingue e portata in scena anche oltre oceano.
Perché ancora oggi, in questa prima settimana di repliche, sta sbancando il botteghino? Dal 74 ad oggi è cambiato il mondo, eppure Aggiungi un posto a tavola continua imperterrito a mietere successi. Sono sincero, pensavo fosse uno spettacolo datato e la prima scoperta, invece, è stata quella di assistere ad una storia senza tempo, in un’epoca indefinita, in un luogo imprecisato. I costumi, meravigliosi, di Francesca Grossi, farebbero pensare ad un’epoca lontana, eppure una prima magia di questo spettacolo è quella di sospendere la concezione temporale della storia, permettendo al pubblico di entrare in una bella favola. Quella in cui un semplice prete di un paesino di montagna viene contattato al telefono da Dio che gli annuncia un secondo diluvio universale, e gli ordina di costruire un’arca per salvare i suoi concittadini.
Seconda magia, i personaggi e le piccole storie parallele a quella primaria. Dal parroco Don Silvestro, interpretato dall’esperto Gianluca Guidi, che è cresciuto con questa commedia, quando da bambino guardava il papà Johnny Dorelli dar vita al suo personaggio, al burbero e avido sindaco Crispino, affidato ad uno strepitoso Marco Simeoli, a sua moglie Ortensia – Francesca Nunzi, amatissima dal pubblico romano, e alla giovanissima Clementina – Beatrice Arnera, classe 1995, la figlia dei due, innamorata di Don Silvestro.
La chiamata del Signore (un Signore anche molto ironico) metterà in subbuglio il paese, che si metterà all’opera per la costruzione dell’arca. Progetto che vacillerà quando tutti gli uomini saranno distratti dall’arrivo di Consolazione, la prostituta forestiera, interpretata dalla bellissima Emy Bergamo, energia da vendere, sempre più sicura e padrona della scena anno dopo anno. Prima attrice ad aver interpretato tre ruoli da protagonista nelle commedie di Garinei e Giovannini, dopo Rosetta in Rugantino e Adelina in Se il tempo fosse un gambero. Ci penserà Toto, l’ingenuo del paese (esilarante, bravissimo Piero Di Blasio), a tenere occupata Consolazione, dopo che l’intervento dell’Altissimo gli farà conoscere una virilità a lui sconosciuta, e permettere che tutti gli altri continuino a lavorare per la costruzione dell’arca.
Terza magia le scene di Gabriele Moreschi che ha adattato il progetto originale di Giulio Coltellacci: doppia pedana girevole, ambientazioni sempre nuove e sorprendenti, una macchina perfetta e difficile da gestire, che necessita di movimenti scenici precisi da parte degli attori, davvero un colpo d’occhio incantevole. Quarta magia, le musiche immortali di Armando Trovajoli, eseguite dal vivo da un’orchestra di 16 elementi diretta dal Maestro Maurizio Abeni, coadiuvato da Marco Bosco per le parti corali. Emozionante la presenza di Enzo Garinei, la “voce di lassù” che interagisce con Don Silvestro.
Insomma, un grande cast, armonico, convincente, inserito in uno spettacolo dalla storia semplice, con musiche che hanno fatto la storia del teatro italiano, le coreografie di Gino Landi, una regia ripresa dallo stesso Guidi dai meccanismi perfetti, scene bellissime. Sarà questa la magia, il motivo di tanto successo? Forse si, ma non solo, credo. Rappresentata nel 74 per la prima volta, in un periodo in cui tante tensioni si facevano largo nel tessuto sociale italiano, il messaggio distensivo dello show fu una boccata d’ossigeno e la bellezza d’insieme ne decretò il successo. Nonostante oggi il pubblico sia sicuramente diverso e più disincantato, la semplicità e la solarità di questo spettacolo, nonostante si parli di diluvio, continua ad incantare.
Uscendo da teatro, qualche timida risposta all’interrogativo iniziale si fa strada. Forse una è data da quella sedia da aggiungere alla tavolata finale, vuota, su cui si posa “la voce di lassù” in forma di colomba. Che si creda o no, quella sedia vuota è un invito e un monito, in un momento storico in cui forti venti spirano contrari a quel messaggio. Aggiungi un posto a tavola è una delle tante belle magie del teatro e la voce di Gianluca Guidi, che ha tremato di commozione in un paio di occasioni duranti i ringraziamenti finali, ne suggella la potenza. Si replica fino al 26 novembre.
Paolo Leone
Aggiungi un posto a tavola – Roma, Teatro Brancaccio. Dal 12 ottobre al 26 novembre 2017