Recensione de “Il Pellegrino” in scena al Teatro Sette di Roma fino al 16 novembre
Farsi gli affari propri e campare cent’anni, sì, ma a che prezzo e fino a quando? E soprattutto…gli affari miei, nostri, quali sono? Sono questi gli interrogativi che il povero vetturino (conducente di carrozze a Roma) si pone dopo una vita passata in silenzio, a difendere quel poco che un potere oppressivo consentiva di possedere. Un lavoro (a servizio), un pezzo di pane, un bicchiere all’osteria, continuando a guardare altrove, a distogliere lo sguardo dalle miserie giornaliere, dalle ingiustizie, dai soprusi di un regime impegnato a soffocare ogni velleità di cambiamento. In una città in cui lontanamente si odono gli echi della Rivoluzione francese e di una abortita Repubblica Romana, si incontrano Ninetto il romano e il giovane nipote del Cardinale Caracciolo, milanese, anima candida e sognatrice. Il pragmatismo spiccio del popolino e gli ideali di bellezza, Patria e amore del “Sor Contino” (Signor “piccolo” Conte), di passaggio nella città eterna, provvisorio nascondiglio. Il primo tutore, obtorto collo, del secondo. La grettezza della povertà, della paura, della violenza, all’ordine del giorno nei vicoli bui dei rioni romani, incontra l’ingenuità, la dolcezza, gli slanci passionali del giovane “Contino”. E se ne innamora, li difende pur non comprendendoli pienamente, si fa scudo di quella delicata bellezza d’animo forse mai conosciuta prima, vagito di una umanità altra e alta. Pellegrino il giovane, che pagherà a caro prezzo un amore pericoloso, ma pellegrino anche il povero Ninetto, in una città che per la prima volta osserva con occhi diversi e in un moto dell’anima che lo scuoterà da un’atavica apatia.
Il Pellegrino, pièce scritta e diretta dal pluripremiato Pierpaolo Palladino, è spettacolo di grande forza emotiva, con un Massimo Wertmuller unico strepitoso interprete. Prende alla bocca dello stomaco lo spettatore e lo porta a spasso in una Roma sparita densa di umanità, speranza, dolore. Gli ideali, il tirare a campare del popolino, l’amore, la paura, la poesia, la dolcezza e l’ignoranza. Un grande attore, che da solo interpreta magistralmente venticinque personaggi, ci trascina in indimenticabili atmosfere d’ambiente con la sola forza della sua recitazione sbalorditiva, una sedia, e due musicisti raffinati come Pino Cangialosi e Fabio Battistelli. Una prova di impressionante virtuosismo attoriale, che riesce a catapultare lo spettatore dentro la storia, a fargliene sentire gli odori, i suoni, a vederne le luci. Una Patria che sta per nascere, la bellezza travolgente di Roma di notte “bella come il profumo dei pini”, le osterie, i Palazzi nobiliari, le feste, le risse, i nobili e i balordi. L’amore che tutto muove, pericoloso ma vitale. Per non demandare, per non rinchiudersi nel proprio orticello, passivi spettatori, per riuscire finalmente a chiedersi…”ma gli affari miei, quali sono?”.
Un’opera di stordente bellezza.
Paolo Leone
Roma, Teatro Sette (Via Benevento 23). Dal 4 al 16 novembre.
Teatro 7 srl presenta: Massimo Wertmuller in “Il Pellegrino”, scritto e diretto da Pierpaolo Palladino.
Con Pino Cangialosi al fagotto e percussioni e Fabio Battistelli al clarinetto.
Musiche di Pino Cangialosi; Costumi di Alessia Sambrini; Disegno luci di Alessia Sambrini e Patrick Vitali; Organizzazione di Antonella Lepore.