Oltre 7mila i morti. Più di 14mila i feriti. Gli sfollati non si contano più ormai. In Nepal i numeri della catastrofe continuano a salire. Il Paese asiatico è stato scosso da un violento terremoto il 25 aprile scorso e da allora la macchina delle emergenze si è attivata in tutto il mondo per aiutare la popolazione. Mentre l’occhio delle telecamere e la penna della stampa e del web, pian piano escono dalla scena facendo calare il sipario sulle conseguenze del violento terremoto in Nepal, le Organizzazioni e le Associazioni internazionali sono pienamente operative sul campo. Medici Senza Frontiere ha all’attivo diverse equipe nel Paese. L’obiettivo, come sempre: aiutare i malati.
«Ci sono due scenari in Nepal. A Kathmandu la situazione è alquanto gestibile perché non sono crollate molte strutture, ma nelle zone rurali tutto cambia. Molti villaggi sono stati interamente rasi al suolo e abbiamo difficoltà a raggiungere queste aree, poiché le strade non sono percorribili con mezzi di trasporto, quindi bisogna arrivarci a piedi o in elicottero che presenta i suoi problemi perché è costoso e bisogna fare i conti con le autorizzazioni per il volo in caso di maltempo», spiega a Cultura & Culture Stefano Zannini, responsabile del dipartimento supporto alle operazioni di MSF. «Nella prima fase abbiamo dovuto far fronte alle infezioni, alle quali si sono aggiunte, nella seconda fase, altre problematiche come le patologie respiratorie. Bisogna comunque in questo momento evitare le epidemie di colera, di tifo e di morbillo».
Come operano i Medici Senza Frontiere in questi casi? «MSF ha un fondo per le emergenze, con il quale s’interviene subito senza fare appello alla solidarietà dei donatori. Sono necessari infermieri, chirurghi e materiale sanitario. Bisogna verificare su quali ospedali si può contare e in quale zona creare l’ospedale da campo», sostiene Zannini, che aggiunge: «Le strutture ospedaliere di Kathmandu hanno risposto abbastanza bene all’emergenza». Tuttavia non bastano. Il primo maggio è, infatti, atterrato il cargo con l’ospedale gonfiabile di MSF; tutto questo mentre – si legge sul portale dell’organizzazione umanitaria – numerose equipe aiutano altri settanta Paesi del mondo.
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m.i.