TERREMOTO: RICOSTRUIRE ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA

L’INGV e FOTOGRAFIA REFLEX lanciano un progetto congiunto di pubblica utilità per fini di ricerca ed elaborazione di progetti specifici per lo studio e la ricostruzione delle zone terremotate in Pianura Padana, attraverso la fotografia. L’iniziativa è finalizzata alla raccolta documentale delle immagini degli eventi sismici di queste ultime settimane, permettendo di elaborare informazioni molto utili, in particolare per la ricostruzione di edifici storici.

L’iniziativa nasce dall’incontro tra Giulio Forti, editore di FOTOGRAFIA REFLEX, Claudia Rocchini, fotogiornalista e ideatrice del progetto e Marco Anzidei, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Al fine di migliorare la diffusione dell’informazione sulle attività dell’INGV e per rendere più consapevole la popolazione sui fenomeni sismici e vulcanici, Anzidei ha creato una pagine dell’INGV su Flickr http://www.flickr.com/photos/ingv/, primario sito web per fotografi, pubblicando centinaia di immagini scattate dai ricercatori INGV, con descrizione bilingue degli effetti degli eventi sismici del terremoto nella Pianura Padana del 20 maggio scorso e che, ad oggi conta circa 2.000.000 di visite.

Il mensile FOTOGRAFIA REFLEX ha quindi lanciato l’invito alle popolazioni delle aree colpite dai recenti eventi sismici a scattare immagini dei danni nei luoghi terremotati, in modo che possano essere utilizzate per fini di ricerca ed elaborazione di progetti specifici per la ricostruzione. “Siamo stati contattati da architetti e ingegneri, che stanno già usando le nostre foto e quelle dei lettori di FOTOGRAFIA REFLEX, per iniziare a pianificare interventi di ripristino e ricostruzione di edifici storici”, sottolinea Anzidei, che in un’intervista di Claudia Rocchini pubblicata nel numero di luglio di FOTOGRAFIA REFLEX, ma disponibile integralmente su www.reflex.it, illustra nel dettaglio le caratteristiche dell’iniziativa.

L’iniziativa non va confusa con le immagini fatte dalla stampa in genere perché, in questo caso, le fotografie ricevute serviranno per collaborare ad un’operazione di servizio pubblico. È importante sottolineare che non si tratta di una forma di turismo fotografico della tragedia che ha colpito tante persone, ma nasce dalle necessità dell’INGV di ricevere più rapidamente possibile immagini degli effetti del terremoto sugli edifici e sull’ambiente: «una foto inviata attraverso il web, usando anche smartphone, cellulari e macchine fotografiche digitali, ci permette di interpretare immediatamente l’entità e la tipologia del fenomeno e valutare dove intervenire. Un conto è partire sapendo già dove andare, un conto è arrivare sul territorio e dover cercare le segnature sul terreno degli effetti più significativi di un evento, intesi come luogo che geologicamente per noi assume maggiore rilevanza», spiega Anzidei.

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