The Black Keys: “Turn Blue”, album blues-rock del duo americano

black keys 2014

Black KeysIl ritorno discografico di Daniel Auerbach e Patrick Carney è un salto all’indietro nel futuro. Recuperando sonorità e ritmi delle origini, decisamente minimalisti e delta blues, ma affacciandosi a nuove trame melodiche e fidandosi ciecamente del proprio istinto, i Black Keys confezionano un album spiazzante, dal sapore rock-blues più classico, mai noioso e banale. “Turn Blue” è l’ottavo disco della band, già tra i più venduti in Italia e all’estero. Undici capitoli di storie diverse. Undici brani che fotografano cambiamenti emozionali, sentimentali (il recente divorzio di Dan) e intenzionali dei due amici e musicisti cresciuti in Ohio. Alcuni dei fan della prima ora avranno esultato ascoltando questo nuovo lavoro; altri, invece, abituati a pezzi più veloci e “commerciali”, ad album dallo spirito “garage” come quello che avvolge il vincente “El Camino” (uscito nel 2011), avranno storto subito il naso. Insomma, “Turn Blue” divide: o lo si odia, o lo sia ama.

BKRegistrato al Sunset Sound di Hollywood durante la scorsa estate, il nuovo LP parte con un crescendo di tensione, concentrato nei sette minuti di “Weight of Love”, il brano più lungo e pinkfloydiano mai realizzato dai Black Keys in oltre dieci anni di carriera. Con un retrogusto morriconiano-western anni Settanta, il pezzo sembra dipingere paesaggi desertici e montagne rocciose, a chiudere un film immaginario tra cori gospel, heavy blues e chitarre suonate sotto il sole cocente del Sud degli Stati Uniti. “In Time”, seconda traccia dell’album, è un brano altamente sensuale, vicino allo stile Radiohead: Dan canta in falsetto, accompagnato da un coro di voci in sottofondo, tracciando una percorso di piacevole malinconia. La temperatura sale con “Turn Blue”, la title-track. Un giro di boa, un cambio di rotta repentino, un abbandonarsi senza alcun timore tra le braccia del blues e della dolcezza.

“Fever” è il primo singolo estratto dall’album. Semplice e lineare, con un testo asciutto poggiato su basso e organo, il pezzo funziona, fa ballare e ipnotizza con il suo synth-pop anni Ottanta e il groove psichedelico. “Year in Review”, invece, è il brano più black-keysiano (che include, a sorpresa, un campionamento del nostro Nico Fidenco). Ed è anche il più intimo e personale di Dan, attraverso il quale si confessa, si mette a nudo, parlando del tormentato divorzio dalla moglie, della sofferenza che ancora morde e che ha accompagnato tutta la produzione del disco. A metà dell’album ci si scontra con “Bullet In The Brain”, più violenta e sfacciata delle canzoni precedenti. Il duo di Cleveland gioca, ancora una volta, con lo stile dei Pink Floyd, prendendo spunto (inutile negarlo) dalla loro “Breathe” (contenuta dello storico album “The Dark Side Of The Moon”).

BlackKeys_TurnBlue“You wanted to love, but you didn’t know how. That’s okay” canta Dan in “It’s Up To You Now”, tra ritmi scanditi da tamburi insistenti ed energici. Dopo la bellissima e misteriosa “Waiting On Words”, ecco “10 Lovers”, sexy e travolgente, dal sapore blues-soul, che anticipa la penultima traccia del disco, “In Our Prime”, brano che sembra appena stato sfornato dalla storica Elecrtic Light Orchestra. Infine, l’americanissima “Gotta Get Away”, che scomoda addirittura artisti come Bruce Springsteen e Warren Zevon, regalando un finale equilibrato e armonioso, a chiudere il cerchio di un disco coraggioso, a tratti sfacciato, ma assolutamente vincente.

Silvia Marchetti

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