Al Cinema “The Imitation Game”, la commovente storia di Alan Turing. Trama, trailer e recensione di un film da Oscar. Nel cast Benedict Cumberbatch e Keira Knightley.
«Voi non potete mai capire l’importanza di quello che sto creando qui» e infatti, pur cogliendone i frutti e poi prendendosene i meriti, loro non capirono. Non capirono che quel genio della matematica di nome Alan Turing avrebbe potuto dare altri importanti contributi all’Inghilterra e all’umanità tutta.
Dal 1 gennaio 2015 il film “The Imitation Game”, diretto da Morten Tyldum, ci restituisce con forza e vigore l’immagine di un uomo che durante la seconda guerra mondiale ebbe il merito, insieme a un gruppo di menti eccelse, di costruire un cervello elettronico in grado di decifrare i codici di Enigma, la macchina che i tedeschi utilizzavano per comunicare con i loro militari via radio e che produceva una serie di messaggi criptati, quindi indecifrabili dal nemico. Questo consentì agli Alleati di conoscere in anticipo molte mosse dei nazifascisti.
Infatti, con non poche difficoltà Turing riesci nell’intento, ma fu anche il fautore di decisioni difficili da prendere, come per esempio scegliere chi salvare e lasciar morire, perché troppi interventi avrebbero destato sospetto nei tedeschi, i quali, se avessero capito che gli Alleati avevano decifrato il codice, avrebbero certamente ricambiato le impostazioni di Enigma annullando così gli sforzi fatti dal gruppo del matematico britannico. Ciò non accadde e si calcola che, grazie ai prodigi di Alan Turing, la guerra finì con due anni di anticipo. Difficile stabilirlo con certezza, comunque quest’uomo era un genio e soprattutto un visionario, al quale non si diede il giusto risalto tanto che molti dei fatti narrati in “The Imitation Game” non sono mai stati raccontati nei libri di Storia. Il biopic – che ci dà una nuova versione dei fatti, sicuramente più vera, perché dietro una vittoria bellica ci sono sempre delle menti geniali – si concentra sull’uomo più che sullo scienziato.
Con una serie di flashback, lo spettatore conosce, in modo brusco ma senza alcun disorientamento, i vari periodi della vita di Turing. Impariamo così a capire le ansie del bambino che in un collegio maschile era vittima dei bulli e che s’innamorò di Christopher, l’unico amico poi scomparso prematuramente. Ci inoltriamo nei momenti più bui del Novecento, nel pieno del secondo conflitto mondiale quando il matematico si batteva per costruire l’antesignano del computer, e poi ci accostiamo ai disagi di un uomo sottoposto a un’intensa terapia di estrogeni perché omosessuale. Alan Turing – costretto alla castrazione chimica – morì (ci dicono i titoli alla fine del film) a 41 anni suicida. Il suo talento e il suo estro a nulla servirono, perché, prima di essere un genio, Alan era un diverso e perciò, secondo le autorità, andava punito.
“The Imitation Game” ci lascia un misto di commozione e stupore, facendoci riflettere ancora una volta sulle ingiustizie e soprattutto su quei giochi di potere che fanno valere una vita meno di niente. Il film, con il suo cast di alto spessore, accenna alle diverse forme di emarginazioni, come quella femminile per esempio attraverso la storia di Joan Clarke (Keira Knightley), una talentuosa crittoanalista. Grazie a questa donna, secondo quanto si evince dal lungometraggio, Alan impara a fare gioco di squadra; proprio lui che era un solitario, un taciturno con evidenti problemi di socializzazione. Superlativa la performance di Benedict Cumberbatch in questo film candidato a cinque Golden Globe e costruito come un puzzle, una sorta di gioco, proprio come la vicenda di un uomo che fece degli enigmi la sua ragione di vita. Una pellicola, dunque, da non perdere. Un film da Oscar!
Trailer di The Imitation Game: http://youtu.be/i0JY79_Kiww
Maria Ianniciello