The Vatican tapes, recensione, trama e trailer – Ancora una volta il diavolo. Ancora una volta il found footage movie. Sfidando l’ormai ingente mole di materiale riassemblato furbescamente per produrre quello che, ai tempi del glorioso “The Blair witch project” era lo straniamento da girato amatoriale, Mark Neveldine in The Vatican tapes apre gli archivi della Santa Sede romana per raccontare l’ennesimo possession-movie a sfondo satanico. Purtroppo oggi, a distanza di trentasei anni dal capostipite “Cannibal holocaust” di Ruggero Deodato, il POV non produce più l’effetto sperato, ma tenta invano di riciclare se stesso, cliché su cliché. Il cinema, nella sua funzione primaria di duplicazione di fenomeni legati al campo del visibile, ha da sempre stretto un forte sodalizio col tema del doppelgänger e del perturbante freudiano, ed è quello che tenta di ripetere, a piè sospinto, ogni POV che tenti di riazzerare la materia diabolica partendo dal principio: dall’incarnazione del male sulla terra. A farne le spese, soliti disadattati, bambine o ragazze avvenenti con famiglie disfunzionali alle spalle o reietti della società che devono fare i conti con un doppio malvagio che agisce per conto proprio annientando la volontà individuale e il libero arbitrio delle vittime designate. È quello che capita ad Angela Holmes, figlia abbandonata dalla madre da piccola, allevata dal padre, ex militare integerrimo, e aiutata da un premuroso fidanzato. In seguito a strani accadimenti che la vedono coinvolta – da bizzarri comportamenti a spaventosi incidenti – Angela viene ricoverata presso un ospedale, ma nessuno è in grado di spiegare l’aggressività della ragazza che esplode distruggendo le vite di chiunque le stia accanto. Al netto del solito problema di sceneggiatura, debole e approssimativa,
The Vatican tapes è un horror apocalittico che ricicla stancamente un campionario visivo di cui oggi si abusa in maniera indiscriminata, facendo passare in secondo piano il livello psicologico del narrato e privilegiandone invece il livello superficiale: contorcimenti di arti e storpiamenti di parole, linguaggi arcaici incomprensibili e irrefrenabili scatti di violenza e scurrilità, soliti rituali con ostia consacrata ed esplosioni repentine. Se da una parte certi accorgimenti estetici non colpiscono più nel segno, d’altra parte c’è un eccesso di serietà nell’accostarsi alla materia trattata che fa scadere l’intera vicenda nel ridicolo. Shyamalan in “The Visit”, altra recente produzione low-budget, ben comprendendo i rischi di girare un film in found footage che non si discostasse dai soliti, ha pensato bene di giocare la carta della rivisitazione fiabesca a tinte cupe, riportando di fatto in auge un genere che aveva ormai esaurito la sua carica creativa. Neveldine, al contrario, nonostante un’ottima partenza finto-documentaristica ambientata dentro al Vaticano, ripropone esattamente la stessa formula, cambiando di fatto solo attori e scenario in cui si svolge l’azione.
The Vatican tapes si fregia di ottimi attori, tra i quali Michael Peña e Djimon Hounsou, mentre la virginea e biondissima protagonista non si discosta dalle tante prede offerte in sacrificio dal cinema di genere in questi ultimi anni. Il risultato è quello di alimentare in modo poco personale il sottofilone horror inaugurato nel lontano 1973 da “L’esorcista” di William Friedkin, senza aggiungere nulla di nuovo né a livello visivo, né tanto meno a livello narrativo. Ed ecco la trama: La ventisettenne Angela Holmes (Olivia Taylor Dudley) ha un fidanzato innamorato ed un padre, ex militare, iperprotettivo. Dopo essersi ferita ad un dito nel giorno del suo compleanno viene ricoverata in ospedale ed è poco tempo dopo la sua degenza che si verificano stranezze inspiegabili che la riducono in coma dopo un incidente stradale. Sospettando di un caso di possessione demoniaca, due esorcisti del Vaticano proveranno ad estirpare il male che le si annida dentro. De seguito il trailer.