Lo sapevate che la critica teatrale, o almeno una parte di questa, fu severissima nei confronti dei fratelli De Filippo nei primi anni Quaranta, al limite del dileggio?
Questa è una delle sorprese (sconvolgente, a dir la verità) che accolgono il visitatore nella bella mostra allestita presso la Casa del Cinema a Roma, all’interno del parco di Villa Borghese, grazie alla passione e alla dedizione dell’Associazione & Compagnia Teatroantico, a cura di Giulio D’Ascenzo (che ci ha fatto gradita compagnia durante la visita) ed Elisabetta Centore, in onore dei fratelli De Filippo: Eduardo, Peppino e Titina.
Mostra fotografica e documentaristica che nasce, ci spiega D’Ascenzo, «con l’idea di celebrare il genio artistico di questi tre personaggi molto amati dal pubblico e anche da noi di Teatroantico, tanto che già nel 2001 allestimmo una mostra su Eduardo in occasione del centenario dalla sua nascita e nel 2004 su Peppino.
Questa volta, a trent’anni dalla scomparsa di Eduardo, abbiamo deciso di celebrare i tre fratelli insieme perché secondo noi la loro attività, anche dopo il 1945, ebbe molti punti di contatto, pur dividendosi». Emozionanti le prime foto con i tre ancora giovani, quelle con Pirandello, fino a quelle scattate sui set cinematografici con Eduardo insieme a Giulietta Masina durante le riprese di Fortunella o quelle di Napoletani a Milano, del 1953. Tante le locandine dei film che fanno bella mostra sulle pareti delle due sale dedicate a questo evento. Tra le rarità, quella del primo film girato da Eduardo dopo la guerra mondiale, “Io t’ho incontrato a Napoli” e quella di “Assunta Spina” con la Magnani, sulla quale il curatore della mostra ci svela un aneddoto simpatico, rivelatore del grande rispetto reciproco tra Nannarella e i De Filippo.
Quest’ultimo aveva scelto la Magnani come protagonista del film Filumena Marturano, ma lei rifiutò per rispetto nei confronti di Titina, che poi ebbe il ruolo nella pellicola. Altri tempi.
Ma la parte più interessante, oltre la bellezza delle foto e la collezione invidiabile delle locandine dei film con i tre, è sicuramente quella documentaristica, esposta nelle due grandi teche presenti nei saloni.
La brochure originale di “Questi fantasmi”, locandine originali di Scarpetta datate 1903, lettere autografe di Eduardo, un telegramma del gennaio 1984 (pochi mesi prima della morte) inviato a un giornalista di Vogue sul trucco teatrale, un accorato appello scritto, sempre da Eduardo, in esclusiva su un’intera pagina del quotidiano Paese Sera nel 1959, rivolto al ministro dello Spettacolo Umberto Tupini, sulle problematiche (udite!) della cultura teatrale. Il tempo sembra essersi cristallizzato, leggendolo: “Sul nostro Paese ricade il disdoro di avere il teatro più depresso e più vicino alla morte fra tutti i Paesi civili del mondo”, scriveva Eduardo.
«Avevamo chiesto al Teatro Eliseo della documentazione, delle locandine – ci racconta D’Ascenzo -. Lì Eduardo aveva fatto intere stagioni, ma per il caos che stanno attraversando non ci hanno potuto aiutare».
Tra i cimeli di famiglia, una tenerissima foto con Eduardo che tiene in braccio i figlioletti Luca e Luisella. Delle critiche accennate in apertura, queste erano comunque un segno dell’attenzione che riscuoteva il teatro in quegli anni rispetto al cinema, almeno fino agli anni 40. «Sì, in effetti al cinema veniva dato uno spazio più che altro fotografico – precisa il curatore – mentre il teatro era considerato importantissimo culturalmente e quindi la critica aveva uno spazio molto rilevante.
Era molto attenta anche se, nei confronti dei De Filippo in questo caso, ingenerosa». Molto interessanti anche alcune pagine del quotidiano La Repubblica, del 1990, a firma di Lucio Villari, scritte in occasione dei novant’anni dalla nascita di Eduardo. Un vero trattato profondissimo sulla poesia delle sue opere. Tutto il materiale è di proprietà di questa lodevole Associazione nata nel 1990, che ne fa dono mostrandolo periodicamente al pubblico senza ricevere alcuna sovvenzione (non avevamo dubbi su questo) e che in passato si è già distinta per aver degnamente celebrato le figure di Anna Magnani, Totò, Eduardo, Peppino, Truffault, addirittura allestendo una mostra su Mina per la quale l’artista cedette i suoi diritti d’immagine.
In questa esposizione dedicata ai fratelli De Filippo, si avverte chiaramente la preponderanza carismatica del grande Eduardo, ma anche il legame di una famiglia che ha dato tanto al teatro prima e al cinema poi, anche a costo di patire, per la dedizione feroce alla loro arte, quello che Eduardo definì, in un celebre discorso poco prima della sua morte, come “il gelo”. Nei cuori del loro pubblico, anche di quelli che non li hanno mai visti dal vivo, rimane il calore della loro arte. La mostra è visitabile gratuitamente fino al 2 novembre.
Paolo Leone