Torno indietro e cambio vita dei fratelli Vanzina è una commedia sentimentale, ma non smielata, la cui trama si basa sulle vicende di un quarantenne, Marco Damiani, interpretato da Raoul Bova, che – svestiti ormai i panni del carabiniere serioso e tutto d’un pezzo – negli ultimi anni è sempre più in parte nel ruolo di uomini romantici, e non per questo noiosi, che spesso ci fanno riflettere sul senso della vita. Raoul Bova torna a chiamarsi Marco, proprio come in Piccolo Grande Amore, sempre diretto dai Vanzina, ma questa volta il suo personaggio non s’innamora di una principessa. Le sue pretese sono diverse ma non per questo più basse. Il protagonista di Torno indietro e cambio vita ha tutto: successo, un figlio e una moglie attraente (Giulia Michelini) ma una sera – durante quello che doveva essere un sensuale dopo cena tra un’affiatata coppia di coniugi – lei gli comunica che ha un altro. Marco si fa consolare dall’amico di sempre, Claudio Palmerini (Ricky Memphis) che, dietro l’apparente aspetto da duro, è tenero come un bambino. I fratelli Carlo ed Enrico Vanzina con Torno indietro e cambio vita girano un film che ci fa sorridere anziché ridere a crepapelle, perché il registro di questo nuovo lungometraggio è diverso dalle loro commedie degli anni Ottanta e Novanta.
I Vanzina s’ispirano al racconto “What if” di Isaac Asimov, che aveva affascinato anche il padre, Steno. Ci portano, dunque, indietro nel tempo (come avevano già fatto in A Spasso nel tempo con Boldi e De Sica), esaudendo così la richiesta del protagonista, cioè quella di poter cambiare il suo destino. Catapultati negli anni Novanta, Marco e Claudio ritornano ragazzini, anche se noi (e loro stessi) continuiamo a vederli con l’aspetto di uomini adulti. Il pubblico in sala viene così reso partecipe, mentre gli altri personaggi restano all’oscuro dell’accaduto. Marco farà di tutto per resistere alla tentazione di lasciarsi conquistare da Giulia, la sua bella moglie, per cambiare il corso degli eventi e quindi per non incorrere in una cocente delusione, mentre l’amico Claudio cercherà di redimere la madre Giuditta, una psicologa alcolizzata (Paola Minaccioni). La prima parte di Torno indietro e cambio vita manca di ritmo ma poi, soprattutto verso il finale, i tempi narrativi cambiano e subentra quella soddisfazione di aver visto dopotutto un buon film che si allontana un po’ dal registro comico italiano.
La commedia, con quel velo di nostalgia caro ai Vanzina, ci fa ritornare per un po’ adolescenti, con paure e spensieratezze. Ci fa pensare al bullo che ci infastidiva o al primo amore o all’amica del cuore o al nostro cantante preferito. Ci fa per una sera trascorrere una serata lontana dai problemi quotidiani e, mentre ascoltiamo le musiche degli anni Novanta, ci chiediamo come sarebbe la nostra vita se non avessimo fatto quelle specifiche scelte. Diversa oppure uguale, proprio perché il destino esiste e per questo non può essere cambiato? Siamo degli attori, come Truman di Truman Show, o registi della nostra vita? Tornare indietro nella realtà non è possibile ma cambiare ciò che non ci piace forse sì? Le domande dei fratelli Vanzina sono attuali e anche la cinematografia americana continua a lasciarsi affascinare dal tema, girando film romantici, quali La casa sul lago del tempo (2005) – dove per la prima volta un paradosso temporale è applicato a una commedia romantica – e avvincenti come in Sliding Doors (1996). Come anche il teatro e il cinema italiani. Lo scorso anno è andata in scena una commedia al Golden di Roma, che si intitolava “Se tornassi indietro” di Ennio Speranza e Massimo Natale, tratto da un soggetto cinematografico di Ennio Tagliacozzo. E anche qui si parla di viaggio nel tempo… Corsi e ricorsi, dunque?
Voto: [usr 3]
Torno indietro e cambio vita: trailer