Katniss dichiara guerra a Capitol City ma senza Peeta e con nuovi alleati. La recensione e la trama de “Hunger Games 3 – Il canto della rivolta parte 1”
Nel primo capitolo Katniss lanciava il guanto di sfida all’élite di Capitol City scagliando una freccia contro gli strateghi esaminatori. Nel secondo episodio che vede l’avvicendarsi alla regia di Francis Lawrence a Gary Ross, “la ragazza di fuoco” riusciva, grazie a un dardo micidiale, a distruggere il campo di forza a protezione dell’arena, mandando in frantumi la cupola del potere e il letale meccanismo dei “giochi della fame”. In “Hunger Games” – Il Canto della rivolta parte 1 la resa dei conti si sposta dall’altare della mietitura in cui i tributi si danno battaglia, alla guerra pervasiva contro l’intero sistema dittatoriale gravitante intorno ai tredici distretti. Sarà una rivoluzione sanguinaria combattuta sul campo attraverso una strategica propaganda politica.
La nuova avventura inizia con il salvataggio di Katniss, recuperata dagli irriducibili del Distretto 13, organizzati in un rifugio sotterraneo in cui pulsa il cuore della rivoluzione. Guidati dal presidente Alma Coin e dallo stratega Plutarch Heavensbee (il compianto Philip Seymour Hoffman), eleggono Katniss a simbolo della ghiandaia imitatrice, trasformandola in veicolo corporeo di propaganda contro la barbarie perpetrata dall’aguzzino Snow, ma Peeta, Johanna e Annie rimangono prigionieri del feroce dittatore. Con l’eroina di Panem, incaricata di incarnare il verbo della ribellione, ci sono Gail, Finnick e reporter d’assalto pronti a immortalarla tra macerie e rovine, mentre dall’altra parte della barricata Peeta viene trasformato suo malgrado nel privilegiato strumento di potere.
Nella seconda parte di questo terzo episodio (in programma a novembre 2015) la fiamma della resistenza brucerà fino alla deflagrazione totale, producendo una lotta senza tregua tra autarchie in rotta di collisione. Studiato come un semplice interludio prima dell’epilogo, “Hunger Games – Il Canto della rivolta” mantiene coerenza stilistica e narrativa col film precedente, mentre si distacca nettamente dal capostipite della saga firmato da Gary Ross, che aveva più debiti nei confronti dell’action young adult. Ora le atmosfere si incupiscono e, al netto di una fotografia di per sé livida che predilige l’immersione bellica in notturno, compaiono ombre ben più minacciose e presaghe di sventura che avvolgono una sofferente e dimessa Katniss, divisa tra l’amico d’infanzia Gale e un irriconoscibile Peeta strumentalizzato dai nemici.
Le macerie e il nascondiglio dei dissidenti, i raid assassini e le bombe scagliate a oltranza preparano il terreno all’imminente esplosione del conflitto, mentre all’interno della sacca resistente (a cui si aggregano alcune new entry tra cui i due cameraman Castor e Pollux, Alma Coin e Cressida, interpretate rispettivamente da Julianne Moore e dalla Natalie Dormer de “Il Trono di spade”) si respira l’aria greve da distopia post-apocalittica. La saga ideata da Suzanne Collins, il cui fascino incantatorio e politico è incarnato sul grande schermo da Jennifer Lawrence, che mai come in questo caso mette a nudo la propria fragilità, è di per sé una trilogia cinematica, strutturata come un itinerario avventuroso colmo di intrighi di palazzo e riflessioni amare sulla forza indiscriminata della telegenia massmediatica.
Per attirare il consenso della massa, tanto i ribelli quanto Capitol City si servono di telecamere e facili slogan, mettendo in luce, come già aveva fatto Ron Howard in “Frost/Nixon”, la spettacolarizzazione televisiva come mezzo propagandistico per eccellenza. Ci sono tante guerre che si combattono: sul campo, in video e l’ultima, la più meschina, quella teleguidata da guerrafondai senza scrupoli arroccati nelle loro intoccabili postazioni. Per Katniss e la Resistenza il canto della rivolta risuona sempre più vicino e Capitol City, stretta tra i suoi bastioni è avvisata, la ghiandaia imitatrice sta per spiccare il suo volo.
Trailer: http://youtu.be/T-IhE84ytkM
Vincenzo Palermo