Quattro puntate e ascolti record per la miniserie Una pallottola nel cuore con Gigi Proietti nei panni di un giornalista d’inchiesta d’altri tempi, supportato dalla figlia (per finzione) Francesca Inaudi. La fiction racconta, infatti, le vicende legate alla vita professionale e personale di Bruno Palmieri (Proietti), un giornalista di cronaca nera che a un passo dal pensionamento finisce impelagato in un nuovo caso che lo porterà a indagare su degli omicidi irrisolti. Anche l’ultima puntata, andata in onda ieri, 10 novembre, che prevedeva la concorrenza spietata del gran finale di Squadra Antimafia 6, è stato seguito da quasi 6 milioni di telespettatori con uno share vicinissimo al 22 per cento.
Nonostante i colpi di scena, Rosy Abate (Giulia Michelini) e Domenico Calcaterra (Marco Bocci) non hanno potuto nulla contro lo strapotere di Gigi Proietti, raggiungendo tuttavia la soglia dei 5milioni di spettatori. Serata di grande ascolto televisivo che conferma il successo della miniserie tanto che si pensa forse a una seconda stagione. Il fatto che Palmieri non abbia rivelato alla figlia la propria identità potrebbe confermare questa ipotesi, lasciando le porte aperte a nuovi sviluppi. E’ pur vero che, senza la concorrenza di Squadra Antimafia 6, Una pallottola nel cuore avrebbe sicuramente valicato la soglia dei sette milioni di telespettatori e deve invece accontentarsi di aver vinto la gara dell’audience, senza un gran margine di differenza.
Si noti bene, non stiamo parlando di un prodotto eccellente né di una scrittura originale. Il successo di Una pallottola nel cuore risiede principalmente nella semplicità, nella simpatia di Gigi Proietti e soprattutto nella nostalgia dei bei tempi andati di Linda e il brigadiere, tanto per citare uno dei tanti successi della fine degli anni Novanta. Non è un caso che la regia sia stata affidata a Luca Manfredi, figlio del mitico Nino. Incapace di modernizzarsi e di competere con la qualità dei prodotti internazionali, la televisione generalista italiana si nasconde dietro i propri capisaldi, avvalendosi del talento, del carisma e delle barzellette di Gigi Proietti e puntando sull’attenzioni di un pubblico che resta fermo, proprio come la nostra principale forma di intrattenimento. Le ragioni di un tale successo sono perciò strettamente legate all’età media dei telespettatori ai quali la fiction è indirizzata. C’è da rallegrarsi se per coinvolgere gli italiani in un evento televisivo bisogna ricorrere all’intervento di un comico ultrasettantenne? Non proprio. Il ritorno alla serialità del noto mattatore romano, assente in tv da qualche anno dopo il grande successo de Il Maresciallo Rocca, è senz’altro una bella notizia, tuttavia era lecito aspettarsi qualcosa in più. L’impianto narrativo funziona poco e il risultato è una fiction per famiglie che strappa qualche sorriso, completamente privo di quel potenziale giallo, a cui il giornalismo d’inchiesta potrebbe far pensare. Sempre in attesa che i tempi siano maturi per il cambiamento di questo Paese, non ci resta che assistere inermi a ciò che la nostra televisione generalista è oggi e in grado di esprimere.
Rosa Maiuccaro