Milano 1993. Sono le undici e un quattro di sera. Fà caldo.
Driss Moussafir, marocchino, arrivato in Italia per un futuro migliore, dorme disteso su una panchina al fresco sotto un albero.
Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, vigili del fuoco, stanno svolgendo il proprio lavoro. C’è anche il vigile urbano Alessandro Ferrari, a dargli una mano.
Tentano di evitare che scoppi un incendio. Una Fiat uno, sbuffa fumo bianco dal cofano.
Che strano. Che strana via Palestro stasera.
Davanti al Pac, il Padiglione di Arte Contemporanea c’è una strana calma. Il silenzio. Il nulla. Come il mare che in silenzio si ritira prima dell’onda anomala.
Il tempo di fare un ultimo respiro, battere gli occhi e la morte arrivò per tutti gli uomini nominati sopra.
Trecento chilogrammi di tritolo esplodono e abbattono il Pac. Il fumo, lo spostamento d’aria fa rompere i vetri delle abitazioni circostanti. La polvere ti entra in gola e ti soffoca. Un fischio stridente perfora i timpani. Gli allarmi delle automobili scattano.
Milano lo ha capito; Attentato!
La strage di via Palestro rientra nelle cosiddette Bombe del ’93
Roma, Basilica di San Giovanni in Laterano, stessa notte.
Roma, Basilica di San Giorgio al Velabro, stessa ora.
Roma lo ha capito; Attentato!
Cosa stava succedendo in Italia?! Dodici mesi prima in Sicilia morivano in un maxi agguato Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.
Colpo di Stato? Massoneria? Cosa Nostra? Mafia?
Sono passati venti anni e come tutte le stragi avvenute in Italia, si hanno solo presunti colpevoli. Lo stato emette condanne. Arresta la gente. Ma resta in tutti noi una profonda tristezza. L’amarezza di uno Stato che non sa farsi rispettare. O forse il mancato rispetto se lo è procurato da solo.
Sfiducia. Rivoluzione. Attentati. La colpa è della Repubblica Italiana. Certo, non secondo la costituzione. Ma secondo l’opinione pubblica, l’etica, la morale. Famiglie piangono i loro cari, morti, per caso, incappati in questioni misteriose, top secret italiane, di cui nemmeno erano a conoscenza.
Come la Strage di Ustica, quella di Bologna. E ancora, lo stesso filo conduttore, il sistema che incatena, che ha condannato Aldo Moro, Peppino Impastato.
Serviamolo lo Stato. Certamente lo Stato ricambierà.
Milano non dimentica. Proprio in in questi giorni il Comune ha organizzato, in via Palestro, nei locali del Pac, una mostra fotografica per ricordare quei terribili momenti con cui la città ha dovuto fare i conti. Immagini raccolte dai Vigili del Fuoco. Sarà inoltre proiettato un documentario, in stile giornalistico, di tutte le dirette e i servizi televisive di quell’estate. Nel cortile del Padiglione, è stata posizionata l’autobotte utilizzata dai pompieri per spegnere le fiamme. Mezzo che ancora porta i segni di quell’esplosione. Intatta e rovinata nonostante siano passati vent’anni. La mostra, “1993 via Palestro. Saranno fiori bianchi” è a ingresso gratuito e resterà aperta fino al 15 settembre.
Romina Capone