Violenza sulle donne, la cultura da cui nasce il fenomeno violento

Scrive Margaret Atwood: “Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidono”. La nostra specie ancora dentro le pareti, per la verità in Occidente si stanno frantumando, del patriarcato.

Tutte le volte che un uomo o un gruppo di uomini (inteso come sistema di potere) limita la libertà di espressione, di movimento, di azione di una donna sta compiendo un atto di violenza, che sia conscio o inconscio poco importa! Anzi, spesso si tratta di atti inconsci tenuti in piedi da stereotipi di genere che si tramandano di generazione in generazione trasformandosi in struttura sociale che limita le libertà di un gruppo di persone ritenute inferiori. Le donne vengono tenute al loro posto in vari modi e forme: mediante la discriminazione economica, con leggi che la giustificano e la mantengono in piedi, e attraverso la violenza fisica e psicologica. L’Arabia Saudita è la nazione nel mondo dove queste liberà sono maggiormente limitate.

Pensate per esempio che in Arabia Saudita le donne, proprio come un bambino, hanno bisogno di un tutore di sesso maschile per viaggiare all’estero, per ottenere un passaporto, per studiare all’estero, per sposarsi, devono anche vestirsi con sobrietà in pubblico coperte dalla testa ai piedi. In molto Paesi del mondo le botte ancora giustificate e pensate che lo erano fino agli anni Sessanta anche in Italia, dove c’era una legge che consentiva ai mariti di esercitare anche attraverso le botte la patria potestà su mogli e figli. In molti Paesi del mondo lo stupro non è considerato reato ed esiste ancora il matrimonio riparatore che in Italia fu abolito nel 1981, così come il delitto d’onore.

violenza sulle donne

Giornata Mondiale contro la Violenza sulle donne. Figli di una cultura sessista

La prima donna che si ribellò al matrimonio riparatore fu Franca Viola nel 1948. Praticamente era consuetudine organizzarsi a bande per rapire le ragazze e poi costringersi a sposarle. Non era reato farlo. Lo stupro è considerato oggi un reato contro la persona e non contro la morale. Dagli anni Novanta è contro la morale pubblica. Se uccidevi una donna avevi l’attenuante perché potevi dire di aver salvato il tuo onore.

Noi siamo i figli di quella cultura, che vive ancora nel mondo. E tutte le volte che giustifichiamo il femminicida o l’uomo che fa violenza, dicendo che è un malato mentale o agisce sotto l’impulso della gelosia, stiamo tenendo in piedi quella cultura. Tutte le volte in cui giustifichiamo lo stupratore stiamo tenendo in piedi quella cultura. La violenza è un fatto culturale, non istintivo. Quegli uomini hanno infatti paura di perdere il potere, perché così sono stati educati da una società estremamente patriarcale. Quella cultura si trasmette di generazione in generazione e fa parte del nostro inconscio collettivo. Molti ragazzi vengono educati al sessismo e all’omofobia, perché così si è sempre fatto.

E le donne perché non si ribellano? In primis per paura. Perché le nostre antenate sono state bruciate vive, sono state ferite, umiliate, riempite di botte, tradite, calpestate, ferite. E abbiamo paura più o meno incosciamente che possa risuccedere

I dati della violenza sulle donne

La percentuale di donne in Italia che ha subito violenza almeno una volta era del 17 per cento nel 2017. Nel 2014 la percentuale di donne che avevano subito stupri tra i 16 e i 70 anni era del 21 per cento. Nei primi dieci mesi del 2020 sono stati 91 i femminicidi. La cifra è in crescita rispetto al 2019. Si sta verificando 1 femminicidio ogni 3 giorni. Mentre gli omicidi in generali sono diminuiti un po’, i femminicidi no. Ed ecco i dati della violenza sulle donne dell’Istat: https://www.istat.it/it/violenza-sulle-donne/il-fenomeno/violenza-dentro-e-fuori-la-famiglia/numero-delle-vittime-e-forme-di-violenza

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