Dopo aver conquistato Stati Uniti ed Europa con l’omonimo album d’esordio, che contiene hit quali “Cought Syrup”, “My Body”e “Apartment”, gli Young The Giant sono tornati con un nuovo disco di inediti, “Mind Over Matter”, e un lungo tour che toccherà, in questi giorni, anche l’Italia. Sameer e compagni mostrano, in quest’ultimo lavoro in studio, una netta crescita, sia a livello di scrittura, sia strumentale. Le tredici tracce dell’album, tra indie-rock e pop, si ispirano a gruppi come Editors, Incubus e Foals, e sono il frutto di un periodo di ricerca e di sperimentazione che i cinque giovani californiani hanno affrontato insieme negli ultimi tre anni. «“Mind Over Matter” è un album diverso dal precedente – spiega Sameer Gadhia, frontman della band –. E’ più intimo, personale e nostalgico, forse melanconico. Non c’è un unico messaggio nel disco che possa accomunare tutte le canzoni. C’è però un’idea di fondo: siamo convinti che gli ostacoli che, a volte, creiamo per noi stessi, siano anche gli unici che possono davvero distruggerci. Se non ti poni limiti, puoi essere qualsiasi cosa».
I cinque musicisti ammettono di essersi divertiti molto durante la realizzazione dell’album e di aver vissuto assieme per diverso tempo vicino a Los Angeles, creando un vero e proprio studio in una casa presa in affitto. Il modo forse più giusto per tracciare una nuova strada, per trovare uno stile diverso rispetto al passato e più vicino al loro modo di essere. «Abbiamo vissuto un periodo di stallo. La pressione era forte, dentro di noi, nelle nostre menti, perché volevamo creare una connessione con le persone che hanno amato il primo album e che sono venute ai nostri concerti – confessano i cinque amici – Sappiamo di esserci evoluti come gruppo. Ora scriviamo insieme i testi, ci confrontiamo democraticamente ed esprimiamo senza timori ciò che sentiamo e pensiamo, nel bene e nel male, senza preoccuparci di cosa debbano essere gli Young The Giant. Ascoltare musica ci aiuta a trovare l’ispirazione – spiegano gli YTG –. Ciascuno di noi ha gusti differenti ma c’è un artista in particolare che ci ha influenzato: David Bowie. Abbiamo preso spunto anche dalla musica elettronica e dall’hip hop. Cerchiamo, infatti, di non porci mai limiti e di aprire la mente».
I brani del nuovo album si presentano come un nuovo capitolo della loro storia, pagine di un romanzo ancora da scrivere, che guarda dritto al futuro: «Rispetto a Young The Giant, uscito nel 2010, che parla principalmente della nostra voglia di crescere, Mind Over Matter mostra la nostra maturazione, la strada che abbiamo intrapreso. Inoltre, aver lavorato accanto a un professionista straordinario come Justin Meldal (già produttore di Beck, Nine Inch Nails e Paramore, ndr) ci ha spronato a dare di più, a scavare a fondo, lavorando sotto pressione ma sempre liberi e nel pieno rispetto della nostra essenza di band. Abbiamo optato per melodie e suoni più ricercati. Sperimentando e suonando più volte i brani in studio, in modi diversi, fino a trovare quello giusto per noi». E ciò che ne è uscito, è un album ricco di emozioni, di sfumature musicali quasi impossibili da definire e da incasellare in un genere ben preciso. Un disco che ha già raccolto i favori dei fan e della critica, ma anche di illustri colleghi, come Morrissey, il quale ha dichiarato pubblicamente di amare gli Young The Giant, in particolare la voce di Sameer. «Un onore per noi – commentano i ragazzi –. Non ce lo aspettavamo. E’ strano ricevere complimenti da un artista coì importante. Cerchiamo di essere sempre coerenti, lo dobbiamo ai nostri fan e anche a noi stessi». E, a proposito dei fan e dell’enorme successo ottenuto, la band ammette di non aver ancora metabolizzato tutto ciò che le è capitato dal 2010 ad oggi: le scalate in classifica, i concerti sold out, milioni di visualizzazioni dei loro videoclip. Insomma, una lunga corsa verso la meta, che per gli Young The Giant è rappresentata dalla dimensione live, lo stare su un palco e poter connettere con il pubblico attraverso l’energia che solo la musica può sprigionare, senza filtri, né muri da abbattere. «Non vediamo l’ora di suonare anche in Italia – spiega Sameer –. Il 5 giugno a Milano. Il palco è il luogo ideale in cui le persone possono capirci meglio, forse perché riusciamo a fare emergere una parte di noi che nel disco resta un po’ nascosta. Abbiamo un repertorio di brani sufficienti a creare uno show tosto e potente. La folla non ci spaventa. Anzi, ci eccita! Sarà un concerto pieno di sorprese. Vogliamo vedere il pubblico cantare, ballare, scatenarsi!».
Silvia Marchetti