Si parla tanto di abbondanza ma qual è il suo vero significato nell’era di Internet e dei social network, dove l’apparenza sembra contare più dell’essere? Scopriamolo insieme…
Vivere nell’abbondanza credo sia il desiderio di ogni persona, eppure la maggior parte degli individui vive nella miseria e nella mancanza. Questo succede, dal mio punto di vista, perché oggi non riconosciamo cosa sia l’abbondanza, non la si vede e quindi non la si apprezza. Abbondanza e mancanza sono due facce della stessa medaglia, nel senso che una persona può apparentemente vivere nell’agio ma sentirsi nella miseria e viceversa un altro individuo può vivere nella miseria ma sentirsi ricco.
L’abbondanza non ha nulla a che vedere con la ricchezza materiale come erroneamente la gente crede: è prima di tutto una ricchezza che sentiamo dentro di noi, che abbiamo nel cuore e che si manifesta in una vita armoniosa anche sotto forma di beni materiali. Quando abbiamo un cuore aperto significa che siamo in pace con il mondo e non abbiamo paura che qualcuno o qualcosa possa farci del male, inoltre il cuore ha bisogno di sentirsi libero, libero di esprimere la nostra natura, quando avviene questo siamo in possesso della chiave dell’abbondanza.
L’abbondanza quindi è una condizione interiore, è un benessere che solo se nasce dentro di noi può farci stare bene realmente, nel Vangelo c’è scritto che bisogna trovare per prima cosa il regno di Dio e poi tutto il resto verrà di conseguenza, il regno di Dio non è un luogo ma una condizione ed è quella che serve ad ognuno di noi per stare bene realmente. Non è ciò che abbiamo, bensì ciò che amiamo a costituire la nostra abbondanza, è l’amore che può rendere piena la nostra vita, l’amore verso la vita per prima cosa, verso i nostri cari e le persone che hanno un ruolo importante nella nostra vita, verso il nostro lavoro e verso le esperienze che se sono belle ci rendono felici e se sono meno belle ci rafforzano e ci fanno evolvere.
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L’abbondanza quindi è qualcosa che sentiamo di avere a prescindere dalla condizione in cui ci si trova, è qualcosa quindi che nessuno può toglierci perché non è tangibile, è qualcosa su cui ci sintonizziamo attraverso l’intensità dell’energia presente dentro di noi. Quando ci sentiamo grati, siamo felici, entusiasti emaniamo un’energia a frequenza alta che attira a noi cose e situazioni sulla stessa lunghezza d’onda, possiamo attirare quindi persone che riempiono la nostra vita, possiamo attirare a noi e cogliere opportunità, possiamo avere beni che rendono la nostra vita più soddisfacente, il tutto dipende dalla nostra energia.
Quello che genera la nostra energia sono le nostre convinzioni, queste infatti sono dei veri e propri comandi che abbiamo acquisito nel tempo e da cui dipendono i nostri comportamenti e le nostre azioni. Se dentro di noi siamo convinti di non essere in gamba, se dipendiamo dall’opinione delle persone, se sono i risultati a dirci se siamo persone con delle capacità o meno allora il nostro livello d’energia non può essere elevato perché è soggetto a troppi elementi esterni che succhiano la nostra energia e limitano il nostro potere.
Nel Vangelo c’è scritto che non ha senso conquistare il mondo ma perdere la propria anima, nel senso che possiamo ottenere tutto nella vita ma se trascuriamo la nostra parte interiore, se mettiamo sotto i piedi la nostra natura non vivremo mai la vera abbondanza e non saremo mai veramente felici. La nostra mente è come una spugna, assorbe tutte le informazioni che sono in linea con le credenze del momento, quindi è necessario ripulirsi continuamente attraverso affermazioni, mantra e visualizzazioni.
[blockquote style=”3″]Ci saranno momenti difficili nella propria vita e proprio in questi momenti bisogna impegnarsi e lavorare per mantenersi centrati altrimenti assorbiremo tutto il marcio che esiste intorno a noi. Siamo noi a creare il mondo ma ad un certo punto lo subiamo perdendo il nostro potere e allontanandoci dalla nostra essenza.[/blockquote]
Concludo il tutto con un passo del Vangelo: “In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Come Gesù anche noi nei momenti difficili dobbiamo avere fede ed essere sereni, ad un certo punto tutto finisce se abbiamo pazienza e fiducia.
Carmine Caso, naturopata e personal coach
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