Azar Nafisi e la voce moderata dell’Islam

Azar NafisiAlcuni non ci credono ma l’Islam moderato esiste. Non finirò mai di ripeterlo. Schiacciato, soffocato dalla voce stridula e agghiacciante dei terroristi, eppure c’è. Deve trovare il coraggio di venire fuori del tutto, essere sostenuto, però la sua presenza si percepisce molto bene.

Parlarne e scriverne non significa, come qualcuno erroneamente (o in malafede?) pensa, dimenticare, sminuire o nascondere i problemi all’interno del mondo arabo-musulmano. Al contrario: i problemi ci sono, non è facile affrontarli, ne leggiamo ogni giorno e non avrebbe senso occultarli. La realtà va affrontata, non spinta in un angolo.

L’Islam moderato fa parte di questa realtà piena di questioni irrisolte.

Nelle ultime settimane ho sentito la voce moderata dei musulmani attraverso le parole della regina Rania di Giordania e subito il mio pensiero è andato a un’altra donna, una scrittrice di grande onestà intellettuale, che si interroga ogni giorno sul cammino che ha intrapreso, ma anche sulla strada percorsa dall’umanità, sul bene e sul male, sulla tradizione e la modernità. Sto parlando dell’iraniana Azar Nafisi, autrice del toccante “Leggere Lolita a Teheran”. Il suo rapporto con la religione è molto interessante, perché lei stessa ammette di essere cresciuta in una famiglia credente e tollerante che l’ha educata senza costrizioni, lasciandole conoscere l’Occidente nei suoi punti di forza e nei suoi punti di debolezza.

La scrittrice e professoressa assiste alla rivoluzione iraniana e, fin da subito, si mostra apertamente contraria al regime di Khomeini.

Leggere Lolita a TeheranQuesto dissenso, insieme al suo modo di insegnare, ritenuto poco ortodosso dal regime, la spingono a licenziarsi e a invitare le studentesse a casa sua, per tenere lezioni private sui libri considerati proibiti in Iran come, appunto, Lolita.

Da qui nasce l’idea per il libro “Leggere Lolita a Teheran”, scritto negli Stati Uniti, dove la Nafisi vive dal 1997 e diventato un best seller mondiale, la punta di diamante della sua notevolissima produzione letteraria.

In quel romanzo è racchiuso tutto il coraggio e il senso critico di questa donna intelligente la quale, in una recente intervista riportata su Repubblica.it dice molte cose che fanno riflettere.

Azar Nafisi, infatti, sostiene che le donne, allo stesso modo delle minoranze o di chi ha un pensiero che si discosta da quello accettato (o imposto) siano il bersaglio preferito di chi vuole opprimere e negare diritti perché sono viste come un pericolo, ovvero un elemento destabilizzante (anche se, magari, più debole) in un quadro generale che non ammette cambiamenti e neppure può permetterseli, pena la perdita del potere, della legittimazione stessa a governare.

Inoltre Azar sottolinea un altro punto importante: è necessario che l’Occidente si “svegli”, cioè che non assuma mai, nei confronti di chi viola i diritti umani, un atteggiamento passivo.

L’Iran è la sua gente, che affronta ogni giorno gravi difficoltà e lotta contro l’estremismo. E’ vero, esiste anche il problema degli armamenti nucleari, ma la scrittrice ritiene che entrambe le questioni abbiano diritto allo stesso ascolto e alla medesima diffusione sui media internazionali.

Non solo: nell’intervista le frasi più importanti sono riservate proprio al pregiudizio; la cultura e la religione non insegnano a far del male, a piegare e a umiliare ma, nelle mani sbagliate, possono diventare mezzi usati e interpretati in modo errato (più o meno consapevolmente) per plasmare catene con cui intrappolare uomini e donne.

Nel momento in cui, per i motivi più disparati, dall’odio all’ignoranza, dal potere all’ambizione senza limiti, alcuni tentano di distorcere, di corrompere un messaggio originario, ciò non può essere taciuto né dimenticato.

Il discorso di Azar Nafisi è moderato e parla all’Islam moderato, ma anche all’Europa e agli Stati Uniti; a tutti coloro che credono nel buon senso, non amano le generalizzazioni e credono fermamente che la libertà spetti a tutti.

Francesca Rossi

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