È bello usare l’immaginazione ed è ancora più bello vivere facendo uso di essa come vena vitale. Credo anche però che la stessa cosa che può tenerci in vita potrebbe poi trasformarsi in quella luce che illumina la nostra via Crucis verso il patibolo. Ci sono uomini capaci di comandare e ci sono invece uomini che preferiscono essere vigilati, cullati. Anche in questo caso trovo un filo conduttore che collega le due tipologie umane e l’importanza che hanno l’una verso e per l’altra. Diciamoci la verità ma senza lo schiavo il padrone avrebbe mai senso? No, così come la mente senza il suo braccio e viceversa. Immaginare, sognare, fantasia, creatività sono tutte vene che lavorano per tenere vive quelle persone che di vita propria ne hanno zero. Gli artisti, coloro che vivono vedendo e ascoltando il mondo, a volte si trovano a confrontarsi con le molteplici realtà, dettagli, visioni che a volte ti portano fuori binario, lo stesso binario arrugginito che per pochi è storia per altri semplicemente una strada ferrata utile a farti passare da una realtà all’altra. Sapete…a me fanno paura i binari, soprattutto questi arrugginiti della locomotiva elettrica francese, a corrente continua. La mia. Voci di corridoio dicono che è una locomotiva speciale cioè la prima che ha raggiunto il record di 315 km/ora. Per ora sono solo, spero di rimanerci tutta la notte. Sono pensieroso, ansioso forse nervoso. Per la prima volta penso a me, tutte le mie colleghe avevano deciso di guardare l’imperdibile Sanremo, primo Festival della canzone italiana. Che noia. Adoro la vita e la vita in questo periodo si chiama “rock and roll”. Infatti ho lasciato le romantiche fan dell’eleganza a casa per andare al concerto dell’anno di Bill Haley, il primo re del rock, che proprio domani lancia il suo più grande disco intitolato “Rock Around the Clock”. 24 anni ed è la prima volta che viaggio tutto solo. All’improvviso tra un pensiero e l’altro sento dei passi che piano piano si avvicinano sempre più. Amo le scarpe femminili, amo il rumore dolce che suona il tacco. Era diventato un Must per le donne, di questo periodo avere i tacchi. Furono al tempo inventati per damine e cavalieri, signore e signori che potevano usare portantine e servi e che raramente dovevano correre; sopravvissero alla rivoluzione industriale diventando uno dei simboli della dipendenza economica della moglie borghese dal marito; diventarono, non a caso, elemento fondamentale per una Donna, usati per convincere le donne a stare di nuovo a casa, dopo che la Guerra ne aveva richiesto il fondamentale contributo nel mondo del lavoro. Le “signore” non avrebbero mai portato una scarpa priva di tacco nel 1954 ed io ne sono testimone, oggi. Una voce educata viene sopraffatta da un suono rude di uomo che lo distingueva tale solo dagli attributi. Lui le sta gridando dei numeri, di scatto mi giro e sono gli stessi della mia cabina. 159. Ecco, stufato mi auguro un buon viaggio, mentre la Signora Noia si avvicina sempre più, fino a vedere la sua ombra disegnata sulle porticine vetrate scure. All’improvviso mi trovo davanti un enorme clessidra nera. Penso della sua ombra. Complimenti, sorrido, essa rispecchiava perfettamente la sihouette a clessidra. Forma scelta dalla donna in questo periodo allegro dei miei anni ’50. Aperte le scomode porticine della cabina un profumo invade la mia sensibilità. “Salve”, dice lei.
Due parole affogano nella mia gola: “Benvenuta Eleganza!” Io.
Ci si faceva belle con shampoo, brillantina e succo d’ortica. Il profumo doveva essere scelto con cura ed era quello per la vita, come l’uomo. Per avere i capelli morbidi e curati, come i suoi, bastano i classici cento colpi di spazzola. Anche se le acconciature più in erano quelle mosse, che incorniciavano il viso, nonché i più sofisticati, morbidi chignon. Marilyn Monroe adottò il look glamour della bionda avvenente, mentre Ingrid Bergman si lasciò tentare dal più femminile taglio corto ondulato. Audrey Hepburn passava dall’elegante acconciatura cortissima, all’adolescenziale coda di cavallo lanciata da Brigitte Bardot. La bocca doveva essere rosso ciliegia, e visto l’assenza di una crema che potesse colorare il viso Lei, come le altre in questo periodo, aveva usato il rossetto anche per le guance. I fianchi erano tondi, il seno generoso, credo fosse una donna che non si preoccupava per le diete e la cellulite, intelligente da capire che entrambi sono simboli caratterizzanti di una donna. Nonostante il ticchettio insistente dei tacchi aveva i piedi microscopici, da cenerentola, anche questo elemento che la Signora Eleganza non poteva sottovalutare. Insomma la decada del ’50, fu l’ultimo decennio dell’alta moda, la donna elegante, raffinata e molto femminile riprende il suo posto con più forza che mai abbandonando per sempre la donna operaia della decade del ’40. Come incantato da un serpente velenoso la guardo. Senza nemmeno invitarla la signora si siede di fianco a me. Imbarazzato ho gli occhi puntati verso il basso,ogni tanto giro lo sguardo,sempre basso,verso sinistra. Ecco una scritta mi compare davanti: ““It’s a New Look!”. Era un giornale, credo, anzi no è la rivista Harper’s Bazaar. “Brava la giornalista di questo articolo, Carmel Snow,vero?”. La guardo e senza rispondere, ovviamente per l’imbarazzo ignorante di quel nome al mio cervello sconosciuto, le faccio un sorriso annuendo. Utilizzo un po’ quello che era il comportamento o meglio il ruolo che la società aveva imposto alla donna. Totale dedizione all’uomo. Così io divenni totalmente schiavo di Lei, di quel profumo, di quello stile, del fantastico periodo del New look, esso figlio di Dior. L’unico rumore che sentivamo in cabina era quello fastidioso dell’imbarazzo o meglio del mio fastidioso imbarazzo. Lei con la sua classe. Io con la mia insicurezza. Nonostante il vuoto apparente io mi sentivo vivo, allegro, romantico, come quel sole forte, penso rivolto al finestrino, capace con la sua luminosità a rendere bella ogni cosa. I miei occhi ricadono su di Lei. Seduta, legge attentamente un articolo, interessante credo vista l’intensità del suo sguardo su quella pagina inglese. C’e’ un’immagine di Donna al centro e un’immagine di un uomo, a busto scoperto,in basso a sinistra. Sì la riconosco è una fotografia di Grace kelly, lei icona appunto del new look e simbolo di grande classe. Lui è diventata la mia ossessione, la mia amica dice di essere sua moglie. Premetto, credo che la mia amica sia Pazza. E’ l’attore americano, più desiderato al momento che ha conquistato le nuove generazioni con il film cult “Gioventù bruciata”. Sto parlando di James Dean. Modestamente sono più bello io. Premetto, credo di essere un Pazzo. Io sono un pazzo che immagina, crea, vede e rifa. Mi hanno consigliato addirittura uno psicologo, alcuni. E’ vero mi diverte vivere nella mia mente il passato ma sono capace anche di sognare un futuro. Preferisco, però, essere un Pazzo piuttosto che un Noioso reale che come suo unico limite mentale ha la creatività sessuale.
Crico