Oggi viviamo in una società in cui i mezzi di comunicazione la fanno da padrone, il modo con cui si possono reperire le informazioni e la forma con cui possiamo interagire sono aumentati in maniera esponenziale, eppure la buona informazione scarseggia e il modo con cui gli individui si relazionano non è migliorato nel corso degli anni. Quando si comunica, si trasmette qualcosa a chi ci ascolta, inviamo dei messaggi; in altre parole qualcosa di noi arriva all’altro. Quando comunichiamo con persone simpatiche o ci troviamo in situazioni piacevoli, risulta semplice relazionarsi, il difficile arriva quando invece il contesto non ci è affine; è in questo caso che la buona comunicazione ci viene in aiuto. Per prima cosa, è fondamentale comprendere che il modo con cui ci relazioniamo dipende dal nostro stato d’animo, dai nostri paradigmi, se non conosciamo i nostri valori ci risulta difficile interagire bene semplicemente perché inviamo al nostro interlocutore qualcosa che nemmeno noi conosciamo. Spesso ci relazioniamo in maniera errata perché non abbiamo compreso appieno chi siamo nel nostro intimo. Se abbiamo paura, se siamo arrabbiati, se proviamo risentimento o gelosia, la nostra comunicazione ne sarà condizionata.
Trasmettiamo sempre quello che siamo in quel particolare momento; per questo si può comunicare in maniera corretta solo attraverso una buona conoscenza di sé. Quante volte è capitato di dire una cosa ma di non essere ascoltati? Questo non dipende solo dalla forma della comunicazione ma da quanto si crede in quello che si vuole trasmettere e quanto lo sentiamo nostro. Quello che diciamo non è nulla a confronto di quello che emaniamo; non mi sto riferendo alla comunicazione non verbale, ma a una specifica vibrazione che arriva a chi ci ascolta ancora prima di qualsiasi altra cosa. Il nostro modo di relazionarci dipende dal nostro modo di essere, quindi non possiamo comunicare qualcosa che non siamo; per esempio se volessimo trasmettere tranquillità, ma nel nostro intimo ci sentiamo turbati, quest’ultima condizione avrà la meglio nel nostro modo d’interfacciarsi con l’esterno. In altre parole vale la formula: come fuori così dentro. Di conseguenza per comunicare bene è di fondamentale importanza ascoltare la nostra voce interiore e le nostre sensazioni viscerali. Dopo aver compreso quanto sia importante conoscersi, possiamo passare alla fase successiva, cioè ai linguaggi non verbale e verbale. Quando parliamo di non verbale, ci riferiamo al nostro corpo, ai movimenti, alle espressioni, alla nostra postura. Quest’ultimo, come il verbale, è condizionato dalle nostre percezioni come già detto in precedenza. Saper comprendere i messaggi del corpo ci permette di riconnetterci con la nostra parte interiore, quando lavoriamo su noi stessi, ci aiuta a essere meno superficiali e a vedere più in profondità chi abbiamo di fronte.
Quello che vediamo all’esterno è sempre un’espressione di una parte di noi che non riconosciamo o trascuriamo; la persona che abbiamo di fronte ci fa sempre da specchio per qualcosa, perciò imparare a osservare è un presupposto fondamentale per una corretta comunicazione perché i segnali non verbali del nostro interlocutore ci aiutano a capire qualcosa di noi. Nella maggior parte dei casi i messaggi che attraverso il corpo emaniamo sono inconsci, non ne siamo coscienti, proprio per questo sono e consentono di comprendere la natura della persona con cui abbiamo a che fare. Non sto qui a elencare tutte le forme con cui il corpo esprime le emozioni; desidero che osserviate… e prestiate attenzione alla totalità della persona con cui interloquite senza però far diventare la cosa meccanica perdendo così quella spontaneità che rende sana e piacevole l’interazione con l’altro. Ultima, ma non per questo meno importante, è la parola; grazie a essa l’essere umano interagisce con i propri simili in un modo unico rispetto al resto degli esseri viventi. Nonostante questa evoluta capacità di mettersi in contatto con altri individui, parlare con una persona non significa necessariamente capire quello che voglia dire. I fraintendimenti sono causati principalmente da un cattivo uso della forma e soprattutto dal non comprendere che anche il linguaggio deriva da una specifica forma mentis diversa da persona a persona. Attraverso il linguaggio esprimiamo quello in cui crediamo, la realtà che vediamo attraverso i nostri filtri mentali e questi ultimi possono essere diversi da quelli altrui. E’ importante per questo, quando si comunica, comprendere il punto di vista dell’altro e imparare a dire le cose in maniera più aperta senza pregiudizi. Il tono della voce e la tempistica hanno un’incredibile valenza. Per esempio, se in una discussione non lasciamo finire di parlare il nostro interlocutore, interrompendolo continuamente, mostriamo di non essere interessati a quello che dice e quindi a lui. L’intensità del tono di voce ha il suo significato, alzare la voce può andare bene quando si devono far valere le proprie ragioni o si deve dare un segnale forte di responsabilità, in famiglia o al lavoro, qualora si abbiano posizioni di comando, ma in altri ambiti è sintomo di debolezza, paura, mancanza di rispetto di sé e del prossimo. Infine saper ascoltare è la caratteristica essenziale per qualsiasi buon comunicatore. Ascoltare vuol dire prestare attenzione, dare importanza a quello che ci viene detto, altrimenti che senso ha rimanere a discutere? Quando prestiamo attenzione, capiamo veramente quello che ci dicono e si evitano i famosi fraintendimenti, a tal proposito faccio un esempio basato sulla mia esperienza. Un amico mi raccontò di una situazione capitatagli; un giorno una signora andò nel suo studio per chiedergli se potesse aprire un’attività in un posto e il mio amico le rispose che poteva aprire l’attività ma, essendo esperto in materia, le spiegò che la cosa non sarebbe andata a buon fine per tutta una serie di motivi validi. La signora andò via contrariata e non rivolse più il saluto al mio amico nonostante il suo consiglio fosse valido, giacché la persona in questione dovette chiudere ben presto l’attività dopo alcuni mesi. Spiegai al mio amico il motivo per cui era successo l’accaduto, la signora avevo chiesto delucidazioni sulle procedure per aprire un esercizio commerciale, non voleva sapere se fosse la scelta giusta. Il mio amico – nonostante avesse dato un contributo maggiore – non aveva prestato attenzione alle precise parole della signora, la quale voleva una sola e semplice informazione, mentre la risposta del mio amico si basava sul suo modo di vedere le cose. A volte in casa, al lavoro o in amore non prestando attenzione non capiamo quello che l’altro ci vuole dire oppure non ci si capisce nonostante si stiano dicendo le stesse cose. Imparare a comunicare può fare un’enorme differenza nelle relazioni sociali. Dopotutto siamo esseri sociali, non siamo fatti per stare sempre da soli (con questo non voglio negare l’importanza di saper stare con se stessi), ma attraverso la relazione con gli altri ci si evolve, ci si confronta con punti di vista differenti che aiutano a crescere. Si può fare la differenza nel mondo, allora impariamo a comunicare.